martedì 23 ottobre 2012

Pine Barren

holus-Bolus

Prom Night Records


Questo è il secondo e ultimo cd del quartetto holus-Bolus che con questa produzione chiude la sua attività. Una realizzazione esclusivamente digitale  ad opera di un quintetto di cui è leader il sassofonista e clarinettista Josh Sinton al cui fianco troviamo: Jon Irabagon ai sax, Jonathan Goldberg, chitarra, Peter Bitenc, basso, Mike Pride, batteria e vibrafono. L’ensemble  opera nell’area fremente di innovazioni qual è quella di Brooklin e questa piccola etichetta, la Prom Night Records, veicola attraverso la rete la diffusione di quelle che sono in definitiva delle produzioni esclusive, come il mini cd Natura Morta firmato dal batterista romano Carlo Costa e come After Party (vol. 2​)​: Releasing Bound Waterfrom Green Material di Katherine Young. E come sono anche le undici  tracce presenti in questo cd  registrate lo scorso mese di agosto. Undici tracce che spaziano in un ambient contaminato di jazz, contemporanea e sonorità sicuramente molto vicine a quelle di un rock elettrificato con chitarre distorte che aggiungono una componente di forte impatto all’ascolto. Riuscita la combinazione dei due fiati: vibrante e sfaccettato di liricità quello di Shinton, quando si esprime al clarinetto; furibondo e travolgente quello di Irabagon, cosi come da sempre lo conosciamo. E poi il chitarrismo di Goldberg, a volte appena pronunciato altre volte dilagante ma anche raffinato, denso di forza ritmica: spesso lavora all’unisono con i fiati. Il resto, e non è poco, è opera della sezione ritmica con Pride più volte in evidenza con pregevoli solo e quando si propone al vibrafono e un Bitenc al basso che si mostra puntiglioso e presente in ogni momento. Mi lascia l’amaro in bocca apprendere che, come scrivo nell’introduzione, l’esperienza di questo quintetto è già archiviata ed è  in tal senso che ascoltare questo Pine Barren diventa quasi indispensabile per chi come me ama conoscere ogni sfaccettatura dell’inesauribile creatività  che contraddistingue la scena newyorkese.



lunedì 24 settembre 2012

After Party (vol. 2): Releasing Bound Water from Green Material

Katherine Young (music) and Michael Kenney (video)


Prom Night Records


Dalla Prom Night Records giovane etichetta di Brooklyn, New York, mi giungono le copie promozionali di due produzioni rilasciate esclusivamente in formato liquido, il cui download è disponibile sul sito della stesso etichetta, ovviamente a pagamento, con la possibilità di scegliere il classico formato compresso mp3 o il più fedele, perché compresso senza perdita di dati, flac. La prima, questa di cui mi occupo, è una mini produzione di soli tre brani e della durata di appena 22 minuti. Tre brani composti con il supporto della Issue Project Room’s Emerging Artist Commission, che si accompagnano ad altrettanti video. Musica firmata da Katherine Young, musicista più volte a fianco di Braxton al bassoon, in italiano fagotto; video realizzato da Michael Kenney. Immagini e musica   in stretta connessione, per le prime vi rimando alla loro visione attraverso il link che trovate alla fine di questa recensione, per la musica che le accompagna vi anticipo che si tratta di tre flussi sonori di cui è artefice un ensemble che ruota attorno al trio di percussioni Time Table formato da Matthew Gold, Alex Lipowski e Matt Ward. A loro si aggiungono cinque fiati tra cui il fagotto della Young, un pianoforte e sintetizzatore modulare. Suoni metallici e agrovilliati, con una forte componente percussiva per “Binding Releasing I e II” intervallate da una sinfonia di tredici minuti e più di sole percussioni. Una larga varietà di percussioni di fatto che produce una valanga ritmica di ipnotica coinvolgenza. Pur nell’esiguità temporale che la contraddistingue questa mini opera denota grande eclettismo verso un’attività di ricerca sonora per nulla avulsa dalla realtà. Null’altro da aggiungere se non un entusiasmato invito ad un primo ascolto-visione sui seguenti link condivisi.

venerdì 7 settembre 2012

Idea F

Fazzini Fedrigo XY Quartet

nusica.org
                                                                       

Altra produzione, la terza, per l’esclusiva etichetta nusica.org ed anche questa volta, come la precedente, è un quartetto ad esserne protagonista. Si tratta del Fazzini-Fedrigo  XY Quartet, un’entità plasmata con rara perspicacia che annovera, oltre ai titolari Alessandro Fedrigo, basso acustico e Nicola Fazzini sax alto, Luigi Vitale al vibrafono e Luca Colussi, batteria. Un’idea, giusto per riprendere il titolo, certamente vincente  perché questo cd è un raffinato progetto che si muove come i precedenti, Solitario e Secondo Gradino, in quel teorizzato limbo a metà tra jazz e musica contemporanea, dove si rincorre, e qui se ne realizza un riuscito esempio,  la sintesi tra composizione e improvvisazione. Otto componimenti originali che assemblano eleganti armonie e un’infinità di vibranti interazioni, realizzate spesso nell’intimità di un duo o di un trio e plasmate sulle qualità e le intuizioni di quattro musicisti sempre in piena sinergia esecutiva. Otto composizioni dalla struttura elaborata ma nel contempo variegata e aperta all’esercizio improvvisativo dei suoi interpreti. Fazzini esplica il suo verbo fiatistico denso di frammenti virtuosistici ma fortemente espressivo e stilisticamente ineccepibile, accanto al conturbante cromatismo del vibrafono di Vitale e alla liricità ritmica del contrabbasso di Fedrigo, anche in questo caso asse portante di un’altra significativa opera di questa singolare etichetta. A completare un invidiabile mosaico la ritmica percussiva di Luca Colussi, ricca di un una costruttiva identità partecipativa che non va mai ad invadere altri campi a lui affini, fluorescente ed elegante, incisiva e indispensabile. Inutile soffermarsi sui singoli brani visto che è possibile ascoltarli e scaricarli in assoluta libertà dal sito nusica.org insieme alle relative partiture che danno ampia informativa sulla genesi di ognuno di essi. E’ bene che io ricordi che anche questa produzione, come le precedenti, è acquistabile sul sito dell’etichetta in formato cd.


domenica 29 luglio 2012

If Not – Progetto Guzman (omaggio a Mario Schiano)


Angelo Olivieri - Alipio C. Neto (doppio trio)

Terre Sommerse


Il progetto Guzman, nato da un’idea di Paolo Carradori, giornalista e insegnante di musica jazz, è dedicato ad uno dei musicisti più creativi del  jazz italiano: l’indimenticabile sassofonista  Mario Schiano deceduto nel maggio del 2008 che Carradori aveva conosciuto a Roma nel 1968. Un omaggio sentito e partecipato, realizzato nel 2009, per celebrare  il musicista napoletano e il quarantennale del concerto del suo trio svoltosi  ad Orbetello nel settembre 1969, peraltro organizzato dallo stesso Carradori. Un progetto che ora è diventato un cd grazie all’etichetta discografica Terre Sommerse che insieme a Carradori e alla ex moglie di Schiano, Rita Cosma,  ne firma la produzione. Un cd denso di riflessioni e stimoli che prendono vita dalla musica del sassofonista che ancora oggi si mostra attuale e ricca di intuizioni esclusive. Creatività e libertà espressiva furono le fondamenta dell’opera di Schiano e in questo album, che vede impegnato un gran numero di esponenti del jazz italiano, questi elementi sembrano perpetuarsi all’infinito. Ma vado per ordine e comincio con evidenziare la struttura primaria che caratterizza il cd che vede impegnati in contemporanea due terzetti di musicisti: Angelo Olivieri, tromba, Silvia Bolognesi contrabbasso e Marco Ariano, batteria, da una parte; Alipio C.Neto, sax, Roberto Raciti, contrabbasso e Ermanno Baroni, batteria, dall’altro. Sei musicisti protagonisti a turno in trio o insieme in sestetto che si contrappuntano, dialogano, si confrontano, con ampie parentesi improvvisative, sia sui brani originali che su quelli ripresi dal repertorio di Schiano. “If not ecstatic we refund” é riproposta  in due diverse versioni e poi ancora ritroviamo “A Sud” e “Song”. Le tracce originali firmate sia da Olivieri che da C.Neto ripropongono il climax inconfondibile del verbo di Schiano ma non tutto è stato ancora rivelato perché il cd è talmente ricco e articolato da apparire anche interminabile. Mi capita così di imbattermi in tre momenti estemporanei che vedono coinvolti altri musicisti oltre quelli già citati, ovvero: Giancarlo Schiaffini, Eugenio Colombo e Pasquale Innarella, ai fiati e Ivano Nardi alla batteria. Ma non è finita perché è bene non dimenticare un’ inusitata versione di “Lover Man”, la riproposta di “Dicitencello Vuje”, il classico della canzone napoletana, affidata all’estro vocal-jazz di Maria Pia De Vito e una breve, ma quasi fedele, reinterpretazione, per doppio trio, di “Accarezzame” di cui è autore il maestro Pino Calvi. Due momenti, quest’ultimi, che mi sembrano stridere con il resto dell’album e il cui inserimento nella selezione mi sento di non condividere. Due momenti che ritengo i soli nei di un’opera importante, al di là della componente celebrativa e affettiva nei confronti di Schiano, che esprime, proprio come il jazz del sassofonista, idee innovative e pulsanti….. materia fertile per il futuro del jazz italiano.

domenica 15 luglio 2012

The Bleeding Edge


Parker / Lee / Evans

Psi Records 


Un trio esclusivo quello formato dal sassofonista Evan Parker, dalla violoncellista Okkyung Lee e dal trombettista Peter Evans, tre musicisti di diversa nazionalità ed estrazione culturale, tre diversi percorsi musicali accumunati da una comune tendenza alla sperimentazione. Il primo è un veterano che non ha bisogno di presentazioni, la seconda, di origine coreana, vive ormai da quasi dodici anni a New York e respira i fermenti multiculturali di quella metropoli e in questi anni ha collezionato frequentazioni con musicisti di grande levatura tra i quali: Laurie Anderson, Nels Cline, Vijay Iyer, Ikue Mori, Lawrence D. “Butch” Morris,  Wadada Leo Smith, Tyshawn Sorey e John Zorn. Di Evans sarete già a conoscenza se leggete questo blog per via delle recensioni di “Gost” album a suo nome e di “Electric Fruit” in trio con il batterista Weasel Walter e la chitarrista Mary Harvolson. Il contesto di questa incisione dal vivo, ripresa il 4 maggio del 2010  al St. Peter’s Church Whitstable, nel Regno Unito, è una performance all’insegna della totale improvvisazione: poco più di sessantotto minuti immortalati in undici brani, sei dei quali interpretati in trio e cinque in duo. Ne sono interpreti tre musicisti avvinghiati in un gioco di eloqui sonori imprevedibili che da luogo ad una fitta ragnatela di interazioni in cui i suoni dei tre strumenti sembrano confondersi e scambiarsi le rispettive identità timbriche originarie. Un flusso sonoro lacerante che sorprende per improvvisi ma brevi squarci armonici con il sax di Parker maestoso e disarmante spesso impegnato al fotofinish con la tromba di Evans, musicista esageratamente illimitato nelle sue invenzioni fiatistiche. Tra i due si inserisce in splendida simbiosi la violoncellista coreana e la performance scorre densa di sorprese e invenzioni. I tre si muovono in ambiti che travalicano equilibri standardizzati e mirano ad instaurare un dialogo che viaggia sulle coordinate dell’avanguardia dove nulla è già sentito. Ogni episodio ha una sua caratterizzazione e una sua esclusività, sia quando ad esserne protagonista è l’intero trio ma anche quando si opta per un dialogo a due. Tra questi ultimi particolarmente riusciti mi sono sembrati “Duo 3” con protagonisti Parker ed Evans e “Duo 4” con la Lee ed Evans. 

venerdì 13 luglio 2012

Snakeoil


Tim Berne

Ecm


Il sassofonista Tim Berne approda alla Ecm e da vita a questo album a fianco di tre musicisti con  i quali lo scorso anno è stato tra l’altro in tournée anche in Italia. Identificati come Los Totopos oggi Oscar Noriega, clarinetti; Ches Smith, batteria e Matt Mitchell, pianoforte si liberano di questo appellativo rimanendo comunque a fianco di Berne in quello che può essere definito l’album che segna una sorta di svolta nella produzione del musicista di Syracuse. L’approdo all’etichetta tedesca è certamente una tappa importante per qualunque musicista e Berne la caratterizza con una produzione per certi versi ragionata, riflessiva, composita e di certo non esente di quel furore improvvisativo, alla Berne, che molti di noi conoscono. Sei composizioni strutturate con raziocinio ed equilibrio che inglobano temi raffinati, riff accattivanti e parentesi cameristiche. Composizioni intrise di un alto grado di interplay, sui quali si ergono gli spunti inventivi in primo luogo del leader, sempre espressivo e travolgente, con le sue incursioni fiatistiche. Ma Berne non è il protagonista assoluto della produzione e non il solo a brillare: il quartetto infatti si mostra perfettamente equilibrato per concezione musicale, per capacità interpretative, per condivisione di forme musicale stupendamente architettate che evidenziano una progettualità partecipata di tutto il quartetto. Inoltre Mitchell, Smith e Noriega esibiscono nell’arco delle sei composizioni tutte le loro singolari peculiarità con il pianista capace di liberare ritmo propulsivo a fianco dei due fiati ma anche prezioso cesellatore di un fraseggio cangiante, magnificamente aderente agli ambiti che di volta in volta si susseguono. E poi Noriega magnifico escursionista di tortuosi fraseggi e di corpose interazioni con il sax di Berne e non tralasciando Smith magistralmente capace di dare il contributo più calzante in ogni frangente delle sei parti dell’opera. Un’ opera che si ricorderà nel futuro come una delle più rappresentative del jazz di questi anni.