lunedì 6 marzo 2023

Fruition

Ivo Perelman / Matthew Shipp

Esp Disk


E' un sodalizio artisticamente consolidato quello tra il sassofonista Ivo Perelman e il pianista Matthew Shipp a testimoniarlo sono, ad oggi, ben 19 registrazioni in duo di cui questa, che mi accingo a raccontarvi, è la diciottesima perchè successivamente ha visto la luce il loro nuovo triplo album, ancora in duo, Triptych 1,2 e 3. Un sodalizio che evidenzia un alto grado di empatia tra i due musicisti e dimostra quanto sia esclusiva la loro espressività.

Perelman e Shipp volano oltre il confine del prevedibile attraverso l'estemporaneità di un'improvvisazione che travalica ogni forma convenzionale e un grado di interplay di elevata fattura esecutiva e sicuramente informale. Non c'è un leader e nemmeno un gregario, sono due primi protagonisti che si muovono con scioltezza e naturalezza regalando trame sonore assolutamente inedite che inglobano al loro interno armonie di inusitata liricità, urgenza espressiva, contrappunti ritmici che danno brio ad una forma jazzistica certamente avanzata.

Ad aprire la saga degli undici brani che compongono la selezione è “Nine” con gli iniziali echi blues del sax di Perelman, sinuoso e passionale, affiancato dalla maestosità che sempre il pianismo di Shipp esprime. Si ascoltano a vicenda i nostri, in costante comunicazione si mostrano i loro percorsi. A seguire, il sax lamentoso che contraddistingue l'avvio di “Thirteen” frenetico e ribollente, con una massa sonora che si muove in crescendo, spigolosa e vorticosa, che poi evolve in assonanze armoniose tra sax e pianoforte fino ad affievolirsi nel finale. 

Ad incantare è “One” con il suo intreccio fortemente espressivo,  fascinoso e conturbante, due figure, sax e pianoforte, che sembrano danzare e avvolgersi l'uno sull'altro e ancora cambiare passo, uno degli episodi più intimi e intensi di questo meraviglioso lavoro. E ancora le interazioni fitte di brani come “Two” dove la visceralità vocale del sax è illuminata dal pianismo di Shipp e “Four” con i fraseggi di quest'ultimo al pianoforte, che incrociano gli umori cangianti del sax traducendoli in una liricità struggente.

Si chiude con la girandola sonora e gli ostinati di “Ten” e le frenesie variegate di “Eleven”. "Crediamo che sia il nostro miglior sforzo finora", afferma Perelman ha proposito di questo album.....come dargli torto.


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