domenica 11 dicembre 2011

Eto

Sakoto Fujii Orchestra New York

Libra Records


Chi frequenta abitualmente questo blog avrà senz’altro notato che la pianista Satoko Fujii è una delle mie artiste preferite, sono parecchi gli album che la riguardano che io ho già recensito. Apprezzo la sua creatività, la visione ampia del concetto jazzistico che lei promuove, la promiscuità dei suoi progetti, il suo sapersi confrontare e rendersi disponibile anche in collaborazioni dove non risulta impegnata in prima persona. E poi ci sono le orchestre, vere e proprie big band disseminate in quattro città diverse: Kobe, Nagoya, Tokio e New York. Con quest’ultima la Fujii ha di recente realizzato il cd Eto che prende il nome dallo Zodiaco cinese a cui l’intero lavoro è ispirato, un lavoro nato nell’anno in cui il suo compagno, Natsuku Tamura, trombettista al suo fianco anche nelle esperienze artistiche, ha compiuto sessantenni, un’età il cui raggiungimento è considerato in giappone di buon auspicio e che da luogo ad una celebrazione chiamata Kanreki. Ben 17 le tracce presenti di cui 14 brani costituiscono la suite che prende il nome dal titolo dell’album ovvero un’overture e un epilogo uniti da 12 brevi brani scritti dalla Fujii riferendosi ai 12 animali che rappresentano gli altrettanti segni  dello zodiaco cinese. In ognuno di questi brani è stato riservato uno spazio per il solo di ognuno dei dodici fiati coinvolti nell’orchestra newyorkese. Con la Fujii sono infatti partecipi  ben altri 14 musicisti: Noriega, Krauss, Eskelin, Speed, Laster, sax; Ballou, Robertson, London e Tamura, trombe; Hasselbring, Sellers, Fiedler, tromboni, Takeishi, basso, Alexander, batteria. L’apertura della selezione è con il brano “The North Wind and the Sound” dai toni gravi e dall’incedere pomposo, ricco di cambi di tempo e variegate trame musicali spesso in crescendo con in grande evidenza i fiati. Poi la sezione ritmica introduce l’overture della suite ed è tutto un susseguirsi di una miriade di esclamazioni sonore che prendono forma e interazione. Il variegato e affollato frontline dei fiati si esprime evidenziando le singolari e specifiche individualità in rapporto con l’interezza dell’orchestra. I bozzetti si susseguono uno dopo l’altro:  “Rat” evidenzia il solo di Speed che zigzaga fulminante con il pianoforte della leader; “Ox” è un’immagine leggera e vellutata illuminata dal trombone di Sellers, lirico e in crescendo, supportato dall’intera band; riff funkeggianti introducono il solo di Eskelin in “Tiger”; in “Dragon” il trombone distorto di Hasselbring trascina, sullo stesso ambient sopra le righe, gli altri fiati; e poi Tamura in “Snake” rompe ogni indugio, ogni limite ipoteticamente possibile. Il suono della sua tromba e l’articolazione dei suoi interventi  esprimono estro e provocazione. In quest’ambient newyorkese dove il combo elabora le sue idee viene fuori la tipicità unica di un linguaggio indefinibile gestito con una ampia e lungimirante concezione dalla pianista giapponese. Al di là di geometrie, anche in questo caso rispettose delle tradizioni delle big band, ma imbevute di intuizioni visionarie, si materializzano in questo lavoro nuovi stimolanti orizzonti per il jazz interpretato da formazioni allargate.


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