Angelo
Olivieri - Alipio C. Neto (doppio trio)
Terre Sommerse
Il progetto Guzman, nato da un’idea di Paolo Carradori,
giornalista e insegnante di musica jazz, è dedicato ad uno dei musicisti più
creativi del jazz italiano:
l’indimenticabile sassofonista Mario
Schiano deceduto nel maggio del 2008 che Carradori aveva conosciuto a Roma nel
1968. Un omaggio sentito e partecipato, realizzato nel 2009, per celebrare il musicista napoletano e il quarantennale del
concerto del suo trio svoltosi ad
Orbetello nel settembre 1969, peraltro organizzato dallo stesso Carradori. Un
progetto che ora è diventato un cd grazie all’etichetta discografica Terre Sommerse che insieme a
Carradori e alla ex moglie di Schiano, Rita Cosma, ne firma la produzione. Un cd denso di
riflessioni e stimoli che prendono vita dalla musica del sassofonista che
ancora oggi si mostra attuale e ricca di intuizioni esclusive. Creatività e
libertà espressiva furono le fondamenta dell’opera di Schiano e in questo album,
che vede impegnato un gran numero di esponenti del jazz italiano, questi
elementi sembrano perpetuarsi all’infinito. Ma vado per ordine e comincio con
evidenziare la struttura primaria che caratterizza il cd che vede impegnati in
contemporanea due terzetti di musicisti: Angelo Olivieri, tromba, Silvia
Bolognesi contrabbasso e Marco Ariano, batteria, da una parte; Alipio C.Neto, sax,
Roberto Raciti, contrabbasso e Ermanno Baroni, batteria, dall’altro. Sei
musicisti protagonisti a turno in trio o insieme in sestetto che si
contrappuntano, dialogano, si confrontano, con ampie parentesi improvvisative,
sia sui brani originali che su quelli ripresi dal repertorio di Schiano. “If
not ecstatic we refund” é riproposta in
due diverse versioni e poi ancora ritroviamo “A Sud” e “Song”. Le tracce
originali firmate sia da Olivieri che da C.Neto ripropongono il climax
inconfondibile del verbo di Schiano ma non tutto è stato ancora rivelato perché
il cd è talmente ricco e articolato da apparire anche interminabile. Mi capita
così di imbattermi in tre momenti estemporanei che vedono coinvolti altri
musicisti oltre quelli già citati, ovvero: Giancarlo Schiaffini, Eugenio
Colombo e Pasquale Innarella, ai fiati e Ivano Nardi alla batteria. Ma non è
finita perché è bene non dimenticare un’ inusitata versione di “Lover Man”, la
riproposta di “Dicitencello Vuje”, il classico della canzone napoletana,
affidata all’estro vocal-jazz di Maria Pia De Vito e una breve, ma quasi
fedele, reinterpretazione, per doppio trio, di “Accarezzame” di cui è autore il
maestro Pino Calvi. Due momenti, quest’ultimi, che mi sembrano stridere con il
resto dell’album e il cui inserimento nella selezione mi sento di non
condividere. Due momenti che ritengo i soli nei di un’opera importante, al di
là della componente celebrativa e affettiva nei confronti di Schiano, che
esprime, proprio come il jazz del sassofonista, idee innovative e pulsanti….. materia
fertile per il futuro del jazz italiano.
2 commenti:
Salve Giuseppe,
grazie per l'attenzione data a questo lavoro.
Se può essere d'aiuto, provo a spiegare il perché dei due brani napoletani.
Come primo fatto, volevo che figurasse la napoletanità e, oggi nel jazz, la napoletanità è senz'altro ben rappresentata da Maria Pia.
Volevamo che fosse presente anche la canzone napoletana di cui Schiano - come lei sicuramente saprà - era un conoscitore... direi un fan.
A mio parere un brano come Song è figlio di quel mondo.
L'approccio alla Naked City ad Accarezzame vuole essere contemporaneamente un omaggio ad un sassofonista intellettuale di "ieri" e uno di "oggi".
Grazie ancora per l'attenzione.
Angelo Olivieri
Non conoscevo il progetto.
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