domenica 14 aprile 2013

Omit Five


Omit Five

Caligola Records

Esce pochi mesi fa, per l’etichetta Caligola Records questo cd del gruppo Omit Five, cinque giovani musicisti che legano idealmente, dato le loro provenienze, Veneto Campania e Sicilia. Un cd frutto di un progetto che prende vita nel 2010, come appendice indipendente del laboratorio di improvvisazione del biennio jazz del conservatorio F.Venezze di Rovigo. I protagonisti: Mattia Dalla Pozza, sassofonista; Filippo Vignato al trombone; Joseph Circelli, chitarra; Rosa Brunello, contrabbassista e Simone Sferruzza, batteria. Registrato all’Urban Recording di Trieste nel settembre 2011 questo cd, che porta lo stesso nome del gruppo, è una pregevole realizzazione che rivela la dimestichezza con il mondo del jazz che musicalmente questi cinque musicisti hanno ormai acquisito. A ciò si aggiunge la loro capacità di aver saputo coniare un linguaggio espressivo che unisce una sorta di post bop o post cool con sonorità tipiche di jazz moderno, dove sono facilmente riscontrabili forme o strutture musicali che non nascondono, più di tanto, anche umori provenienti da ambiti pop o rock. Il tutto è confezionato con abile maestria e la qualità delle dieci composizioni contenute nel cd cresce ascolto dopo ascolto rivelando la bontà della scrittura, ben otto brani sono originali, una ben ragionata spalmatura delle parti improvvisative nonché una invidiabile sensibilità interpretativa che fuoriesce ad iosa nelle riprosizioni delle due tracce non originali: “Shyne Things” firmata dal binomio Tom Waits / Kathleen Brennan e “Oclupaca” del grande maestro Duke Ellington. Il quintetto si muove con maestria in ogni ambito della selezione musicale con i due fiati di Vignato e Dalla Pozza in grande evidenza e con la sei corde di Circelli che si rivela espressione di un layout certamente particolare ai quali si affianca una sezione ritmica incandescente che apporta vigore e impulso ritmico fondamentale in ogni momento della performance esecutiva. Nel suo insieme anche questa è un’altra bella testimonianza del grande amore per il jazz che le giovani generazioni di musicisti italiani amabilmente nutrono.


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