Amir ElSaffar
Pi
Nato in
Canada nel '77 da padre di nazionalità irachena e madre americana Amir ElSaffar,
trombettista, è una delle più interessanti novità, in ambito jazz, della scena
musicale di New York, città dove risiede dal 2000. Cresciuto ascoltando i
dischi jazz del padre è passato da esperienze musicali di varia estrazione, dal
folk alla classica al jazz, approdando alla corte di Cecil Taylor e collaborando
successivamente con Rudresh Mahanthappa e Vijay Iyer. Numerosi i riconoscimenti
collezionati nell’ambito di un’attività che lo ha visto accostare idiomi classici
della musica araba con dialettiche jazzistiche. Il quintetto messo su per
questo cd consacra il suo concedersi al mondo musicale occidentale e lo fa
anche abbandonando ogni strumento
esotico di origine orientale per dare spazio alla classicità strumentale di un
combo jazz. Al fianco del leader troviamo Ole Mathisen al sax tenore; John
Escreet al pianoforte; Francois Moutin al contrabbasso; Dan Weiss alla
batteria. Il loro linguaggio mescola aspetti marcatamente evocativi, che ci
riportano ad un frizzante hard bop, gli umori moderni di un intrigante post bop,
nonchè un elemento imprescindibile nella musica araba quale è il maqam, sistema
di scale modali che il trombettista ha più volte fatto sapere di aver studiato in
modo circostanziato. Un aspetto, quello modale, che si esplica abbondantemente
nelle due suite che costituiscono l’essenza predominante dell’intero lavoro. La
prima “Ishtarum” comprende tre brani, la seconda “Selections from the Alchemy Suite” ben
quattro. In entrambi i casi quello che si evidenzia è un’essenza jazzistica
impregnata di un fitto dialogo nell’ambito di strutture ben definite che
inglobano i temi centellinati con parsimonia e i soli giocati in un contesto di
libertà adeguatamente dimensionata. Un album di indubbio valore che ci regala un
altro esempio di contaminazione e sintesi fra culture musicali eterogenee.
Giuseppe Mavilla
Giuseppe Mavilla
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