Kris Davis Trio
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Dopo
l’escursione nell’universo del piano solo di Aeriol Piano e di Massive
Threds, di quest’ultimo potete leggere qui la mia recensione, Kris Davis
propone un piano trio con il contrabbassista John Hebért e con il batterista
Toma Rainey, con il quale ha suonato recentemente nel godibilissimo Obbligato di cui presto vi proporrò la
recensione. Anche nell’ambito di questo cd la pianista canadese, oggi cittadina
newyorkese, mostra il suo incedere da musicista impegnata a coniare un lessico
jazzistico incline alla sfera della musica contemporanea, con strutture che si
delineano in costante divenire senza schemi rigidi o classici e senza
sfaccettature accondiscendenti. La Davis magnificamente supportata da un
raffinato, nonché stilisticamente perfetto Hebért, in ideale sintonia con un attivissimo e mai
banale Rainey, traccia geometrie taglienti e fluide a partire dall’iniziale “Whirly
Swirly” che muta però varie volte, durante i quindici minuti e trentatre
secondi della sua durata, i tempi ritmici del suo svolgersi, aprendosi a parentesi
rarefatte e riflessive impinguate di sperimentalismo. Frazioni di ostinati e
lampi di free testimoniano, per il trio e per la Davis in particolare, l’evidente
orbitare tra i pianeti di un alto lignaggio espressivo. La conferma di quanto
detto e di come sia difficile e impossibile, etichettare questa musica, arriva
con “Berio” chiaramente ispirata al celebre musicista, dieci minuti introdotti in
sordina con una sequenza di accordi del pianoforte sui quali si muove il solo
di Hebért al contrabbasso. Poi il ritmo si fa più sostenuto, l’interazione più
viva e il brano si delinea in crescendo, con il grande lavorio della Davis al
pianoforte e il robusto e ricco drumming di Rainey. C’è un’intensa attività
interattiva anche in “Propaganda and Chiclets” che lievità man mano che il
brano prende forma, con i tre musicisti che sembrano muoversi in totale simbiosi
fino a quasi metà del brano. Poi arrivano dinamiche più acquiescenti, con un
dialogo tra pianoforte e contrabbasso contrappuntato con delicatezza da Rainey.
La traccia finale, che da il titolo al cd, ci regala un ambient sottilmente armonico,
dove si possono apprezzare come non mai le peculiarità stilistiche dei tre
musicisti, capaci di rilasciare emozioni coinvolgenti, anche in questo caso, rifuggendo
canoni espressivi standardizzati. All’interno
della copertina cartonata, che contiene il cd, la Davis ha inserito la foto del
piccolo Benjamin, il figlio appena arrivato e di cui era in attesa, come
racconta tra le righe, mentre scriveva i brani di questo lavoro. E si chiede,
mamma Kris, se il piccolo ascoltava e gradiva queste composizioni. Non lo
sapremo ne io, ne voi e forse neanche la stessa Davis, quello di cui sono certo
ora, dopo avere ascoltato e riascoltato questo cd, è che anche questa volta miss
Davis ha fatto centro.
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