Steve Lehman Octet
Pi
C’è una grande quantità di frenesia ritmica, di
fiati fluttuanti, di concezioni moderne ed espressività alternative nel
linguaggio del sassofonista Steve Lehman che, con lo stesso ottetto con il
quale realizzò lo stellare Travail, Transformation e Flow, si ripropone in
questo riuscitissimo cd. Qui il nostro prova a condensare la tradizione jazz,
vedi la rilettura di alcune composizioni di Bud Powell come “Glass Enclosure” e
“Parisian Thorougfare”, con i principi di armonia spettrale decantate e applicate
dal compositore francese Tristan Murail. Il resto è una ampia apertura a
tecniche e linguaggi avanzati della musica contemporanea, che trova l’ensemble
in perfetta sintonia, impegnato in un gioco fittissimo di scompaginanti
interazioni e fulminanti soli con un front-line di fiati che vede allineati,
oltre al leader all’alto sax e ai live eletronics, Jonathan Finlayson, tromba;
Mark Shim, sax tenore; Tim Albright, trombone. Poi il comparto ritmico, con
Chris Dingman alla prese con un vibrafono preparato su misura, con accordature
alternative, Drew Gress al contrabbasso e Tyshawn Sorey
alla batteria. Dinamiche travolgenti in un ambient di
sonorità urbane che incalzano l’ascoltatore, come nella splendida “Autumn
Interlude” che segue l’omaggio in “Codes:Brice Wassy” al grande batterista
camerunese o nella percussiva “Chimera / Luchini”. Poi, dopo tanto futurismo,
ecco la già citata “Parisian Thorougfare” di Powell, una parentesi
nostalgica e rarefatta che unisce, in una atmosfera spettrale, una vecchia
registrazione privata di Powell, di cui si ascolta anche un parlato, con i
fraseggi del sax di Lehman a chiusura di un disco prezioso da custodire con
cura.
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