Slam
Sulla
scena jazz italiana irrompe il duo Indu, ovvero Andrea Grillini e Claudio Vignali, con un album che vede il primo alla batteria e agli effetti speciali e
il secondo al pianoforte e tastiere varie. Con loro i fiati di Achille Succi presente
in tre dei nove brani che compongono la selezione di un lavoro che annuncia a
gran voce la frenesia e l’urgenza espressiva dei due titolari del progetto.
Musicisti eclettici che non amano gli steccati di solito interposti tra un
genere e un altro, quindi, ampia imprevedibilità di atmosfere. In apertura
l’irruenza tecno di “Blastamaniac” a cui fanno seguito le inusitate geometrie
di “Van Gundy’s Retreat” firmata da Tim Berne, la sola non originale, che
Vignali prima traccia al sinth e poi sviluppa al pianoforte in stretta simbiosi
con Grillini. Lo zigzagare del clarinetto di Succi è protagonista di “Le Pommes
Alcooloque” terza traccia lampo, poco oltre i due minuti, ancor meno delle
precedenti due. Forse un segno di istintive ispirazioni colte al volo dai due
musicisti e subito formalizzate. Poi il primo dei tre episodi clou di tutto
l'album: “Rabrofiev's View” una composizione che travalica ogni possibile
etichettatura, maestosa, evocativa e articolata, mette in evidenza il talento
di Vignali in un crogiuolo di elementi classici e di modern jazz che trovano
splendida fusione e relazione nell’intenso interplay con il drumming di
Grillini. E ancora “Icarus” frenetica, sfuggente, ritmicamente incalzante,
esplosiva e poi di colpo struggente, fino a rinascere in un crescendo
dirompente, narrata meravigliosamente dai fiati di Succi e dal binomio
Grillini-Vignali. E’ la porzione dell’album più intensa quella che vi sto
raccontando e che conduce alla traccia finale, all’ipnotica e ostinata
ritmicamente “A.N.S.”. Juggernaut è un lampo di luce
abbagliante, un crepitìo sonoro che incuriosisce l’insaziabile appassionato
ascoltatore. Non privatelo della vostra attenzione!
Giuseppe Mavilla
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