Ivo Perelman / Karl Berger
Leo
Per il sassofonista Ivo Perelman questo è il quarto
cd pubblicato nel 2014 a dimostrazione di un momento di grande ispirazione che
sembra essere la costante del musicista, brasiliano d’origine, nato nel 1961 a
S.Paulo, cittadino newyorkese dal 1990 dopo un periodo di studi a Boston al
Berklee College of Music. La sua prima incisione è datata 1989 ed è per
celebrare i suoi venticinque anni di registrazioni che Perelman ha rilasciato
di recente questo che è il suo cinquantacinquesimo album. Per la prima volta al
suo fianco troviamo il pianista tedesco Karl Berger, musicista con un bagaglio
di prestigiose di incisioni a suo nome e di frequentazioni privilegiate, come
sideman, accanto a jazzman quali Ornette Coleman e Anthony Braxton. Reverie
è un dialogo intenso tra un Perelman che sfodera la sua consueta forza
espressiva, arricchita da un'inusitata vena lirica e un pianista, Berger,
capace di irrorare con i suoi fraseggi, i cambi di ritmo e i puntuali
contrappunti l'essenza di un'espressività esclusiva, a tratti malinconica, che
veleggia maestosa e trionfante per tutte le sei composizioni. L'iniziale
“Trascendence” è l'ampio varco di ingresso nell'ambient empatico dei due
protagonisti, avvolti in un'interazione fatta di rincorse e fughe, di
ascendenze e discendenze tonali, di tensioni e acquiescenze, prima che arrivi
la struggente melodia di “Contemplation”. Si viaggia tra scrittura e
improvvisazione, tra riferimenti classici che Berger, ripropone evidenziati con
una sottolineatura votata verso canoni di assoluta libertà, rimescolati e
proiettati con esuberanza da Perelman. Osservazioni assemblate quasi di botto,
le mie, mentre ascolto la sublime “Pensiveness” sofferta nell'esercizio
fiatistico, celebrata e percorsa, in ogni sua sfaccettatura possibile, nell'approccio
pianistico. Poi le convergenti dinamiche di “Pursuance” e l'inondante liricità di
“Placidity” poco più di quattordici minuti di magnificenza artistica con due
musicisti superlativi intenti a disegnare un percorso incredibilmente
interattivo, travalicante di ogni possibile definizione, imprevedibile nella
sua struttura variegata. Si chiude con la traccia che da il titolo all'album, una
ballad narrata da Perelman con una forza e una duttilità espressiva disarmante.
Reverie è un altro episodio vincente nella discografia del sassofonista (di lui
vi ho già raccontato a proposito dei cd The
Foreign Legion e The Art of Duet
vol.1 potete leggerne le recensioni qui e qui) ma anche uno dei migliori
album jazz di questo 2014.
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