31.10.2016
live concert
Serata da incorniciare quella del 31 ottobre scorso al
Torresino di Padova, come tante per l'organizzazione di Centro d'Arte 70. In scena il quartetto del pianista Greg Burk: Marc Abrams al contrabbasso, Enzo
Carpentieri alla batteria e con ospite il cornettista Rob Mazurek. Un quartetto
che costituiva per tre quarti la struttura del Lunar Quartet del sassofonista
danese John Tichai. Eravamo nel 2008, Tichai sarebbe scomparso quattro anni
dopo. L'idea di quel quartetto è rinata qualche mese fa, nell'ambito del S.Anna
Arresi Jazz Festival, grazie a Greg Burk che ha coinvolto in questa nuova
versione di quel combo il cornettista chicagoano Rob Mazurek.
Il quartetto, esibitosi lunedì 31 ottobre scorso, si è caratterizzato per una ritmica
incalzante e colorata e per le incursioni travolgenti del cornettista di
Chicago, il tutto sotto la sopraffina regia di Burk, musicista raffinato e
sensibile, con un bagaglio di studi classici, che ha aperto ampi squarci
luminosi nelle dinamiche espressive del quartetto. E lo ha fatto centellinando
fraseggi di rara eleganza sui tasti del suo pianoforte ma anche recuperando il
moog synthetizer tanto in auge nell'era del rock. Mazurek dal canto suo ha portato
in seno al quartetto la sua ampia visione del jazz contemporaneo, le sue
sonorità ricercate, i ritmi world già ascoltati nel suo album Calma Gente di
cui potete leggere qui la recensione.
Il concerto ha visto il quartetto
muoversi in ambiti decisamente free e ben presto se ne è delineata l'esclusiva identità in cui spicca la genialità della coppia Burk-Mazurek, autori
entrambi delle composizioni eseguite, scritte proprio per il quartetto. Il loro solar
sound si è rivelato anche sfaccettato di inclinazioni world, ottimamente
restituite dal flauto dolce di Burk e dalle percussioni di Carpentieri,
magnificamente a suo agio in ogni ambito, nonché dagli interventi vocali dello
stesso Burk e di Mazurek. Sprazzi anche di atmosfere soffuse, di interludi
introspettivi intrisi di liricità che hanno evidenziato la classe e la
sensibilità musicale e strumentale di Abrams.
Giuseppe Mavilla
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