Franco D'Andrea Octet
Parco della Musica
Dopo le
esplorazioni in trio degli ultimi tre album
della sua discografia, quelli pubblicati tra l'aprile 2016 e il febbraio 2017, Trio
Music vol.1-2-3, Franco D'Andrea riunisce i sei musicisti che con lui
hanno suonato in questi lavori e con l'aggiunta di un chitarrista, forma un ottetto per un progetto inedito: Intervals 1, registrato dal vivo al
Parco della Musica di Roma il 21 marzo 2017 e di cui in autunno verrà
riproposta una versione in studio. Otto brani originali concepiti e interpretati,
oltre che dallo stesso D'Andrea al pianoforte, da Andrea Ayassot ai sax alto e soprano;
Daniele D'Agaro al clarinetto; Mauro Ottolini al trombone; Enrico Terragnoli
alla chitarra; Aldo Mella al contrabbasso; Zeno De Rossi alla batteria e Luca
Roccatagliati alle elettroniche.
E' un D'Andrea che apre nuovi orizzonti alla
sua musica, che guarda con grande attenzione ad una espressività densa di free,
seppure non manca una sorta di strutturazione degli interventi e degli
inserimenti che danno vita allo sviluppo dell'idea che sta alla base di ogni
brano. E' inoltre un D'Andrea che riporta nell'ottetto quanto già sperimentato
in uno dei tre album in trio e più specificatamente nell'ìncontro con il dj
Rocca (al secolo Luca Roccatagliati) mentre è totalmente inedito il
coinvolgimento del chitarrista Enrico Terragnoli. Il risultato è un album
intenso che si apre con un esercizio stilistico del leader che traccia poi le
coordinate di quello che sarà il tema del brano che prende forma gradatamente
e che si sviluppa in un crescendo vorticoso fino a culminare in una apoteosi
corale di libera espressività, prima che tutto si affievolisca per poi scemare.
E' invece una sorta di interludio l'intro di “Afro Abstraction” tutto ad
appannaggio dei fiati, lamentosi, borbottanti, mentre si fa avanti la ritmica
ipnotica, incalzante, ricca di ostinati che intersecano gli interventi
svolazzanti di ogni componente l'ottetto. Arduo descrivere tutto ciò che si
genera nei 12 minuti di durata del brano che precede la terza traccia
“Intervals 2 / m2+m3” che si apre sulle note quasi hard-rock della chitarra di
Terragnoli e le elucubrazioni elettroniche di Dj Rocca prima che il tutto si trasmuti in un incedere blues.
Man mano che l'ascolto scorre di brano in brano
ci si rende conto della potenzialità artistica del pianista di Merano di cui
non finiremo mai di scrivere anche a costo di annoiare i nostri lettori, un
musicista mai appagato di novità e sempre alla ricerca di stimoli nuovi e di
sfide intriganti. Nel contesto dell'album in oggetto è straordinaria la
capacità sua e dei suoi musicisti di fare sintesi tra tradizione e
contemporaneità, basta ascoltare “Intervals 3 / Old Jazz”, di amalgamare suoni
elettrici e acustici senza risultare inopportuno e banale, di concepire
un'opera certamente unica nella produzione del jazz di oggi. Un musicista che
potrebbe sedere sugli allori di una produzione che abbonda di preziose perle
sonore a partire da quelle firmate “Perigeo” e che passa ancor prima attraverso
un'altra opera unica della sua ampia discografia, quel Modern Art Trio registrato
nell'aprile del '70 a Roma insieme a Franco Tonani alla batteria e Bruno
Tommaso al contrabbasso.
Tornando alla realtà di oggi devo aggiungere che
D'Andrea con il progetto Intervals interpreta come meglio non potrebbe
il concetto di jazz legato alla estemporaneità, ovvero alla sua essenza primaria
dell'improvvisazione e quindi connesso alle condizioni ambientali e umorali di
ogni singolo musicista. Ed ecco quindi la felice ed opportuna scelta di
riproporre in autunno lo stesso progetto, questa volta però attraverso una
registrazione in studio, come già anticipato in apertura di questa recensione.
Nell'attesa godiamoci Intervals 1 una felice intuizione, un'opera di
valore assoluto.
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