Satoko Fujii / Tatsuya Yoshida
Libra
Album in duo che riunisce dietro il nome Toh-Kichi, quindici anni
dopo la loro ultima registrazione, Erans, inciso per la Tzadik
nel 2004, la pianista Satoko Fujii e il batterista Tatsuya Yoshida. Entrambi
giapponesi hanno percorso strade diverse: Yoshida è un batterista prettamente
dedito alla musica rock alternativa, componente del duo Ruins insieme al
bassista e vocalist Sasaki Hisashi; Fujii è una delle musiciste più prolifiche
e ispirate del jazz contemporaneo. Come già ho scritto più volte è una
musicista aperta al dialogo e alla creatività e vanta una discografia ampia e
variegata.
Questo album,
uscito lo scorso Dicembre, ne disegna i contorni tipici del suo essere
musicista istrionica e imprevedibile, capace di inglobare nel suo linguaggio
estetica di stampo classico contemporaneo ed improvvisazione jazz. Sedici i brani contenuti in
questo cd di cui otto nuove composizione, quattro a firma della Fujii ed
altrettante a firma di Yoshida, nonché otto improvvisazioni che si intervallano
alle composizioni originali ed evidenziano l'assoluta capacità interattiva ed
estemporanea dei due musicisti.
Dirompenti e in completa simbiosi, ognuno con
il proprio strumento, navigano su geometrie improvvisative anche all'interno
delle otto composizioni, dove i temi sono, in vari casi, sviluppati attraverso
dinamiche percussive. Non ci sono pause nelle sedici tracce che scorrono veloci
anche perchè la loro durata, solo in tre casi, supera i cinque minuti.
L'apertura è affidata all'improvvisata “Gidbadophen” un'irruzione incontrollata
della loro urgenza espressiva. Poi “Rolling Down” incisivo, intenso con
l'incedere in crescendo; seguono le tecniche estese nell'intro di “No Reflection”
prima che il brano riveli il suo tema e che Fujii e Yoshida diano sfogo alla
loro creatività improvvisata.
Arriva poi la title track con il drumming di Yoshida
che anticipa la ragnatela di note che la Fujii distilla sui tasti bianchi e
neri del suo pianoforte, potrebbe essere un tema classico se non ci fosse lo
scintillare fragoroso della batteria. E ancora un tema percussivo, quello di
“Aspherical Dance”“ uno dei momenti più intensi dell'album, improvvisazione e
groviglio ritmico ed a circa metà brano sorprende un interludio di tecniche estese
della Fujji al pianoforte, poi il brano si chiude con la ripresa del tema.
Con
la traccia numero sedici si chiude invece l'album, in un ambient totalmente inedito
rispetto a tutto il resto dei brani. Atmosfera rarefatta, suoni ricercati,
vocalità surreale ed inquietante ad opera dei due protagonisti. Forse il
trapasso in un altro mondo sonoro che sta prendendo vita dentro le fervide menti di
questi due grandi musicisti.
Nessun commento:
Posta un commento