domenica 7 agosto 2022

Magic Dust

Ivo Perelman Quartet

Mahakala Music

di  Giuseppe Mavilla

Da un quartetto stellare di soli sax ad un quartetto altrettanto stellare, che comprende sax, pianoforte, contrabbasso e batteria. Il passo è breve per Ivo Perelman, il sassofonista brasiliano, newyorkese d'adozione, che ha pubblicato nel 2022 questi due album in contemporanea. Due modi diversi di interpretare il jazz ma che nella realtà, pur nelle configurazioni e identità diverse degli otto protagonisti, sono due album il cui fattore primario è la libertà espressiva. Del primo Div(o) ho già raccontato in questo blog e potete leggere la recensione qui, del secondo mi accingo a farlo adesso non senza aver prima rivelato che il quartetto di Magic Dust è formato da William Parker al contrabbasso, Christopher Parker al pianoforte, Chad Anderson alla batteria e dallo stesso Ivo Perelman al sax tenore.

La dote di questa produzione è racchiusa nei 101 minuti di grande jazz libero che contiene, non ci sono sperimentazioni di sorta, ci si muove attraverso le dinamiche estemporanee di un dirompente quartetto di free-jazz. La performance, che si dispiega tra porzioni travolgenti e geometrie riflessive, consta di quattro brani contenuti in due cd. In questo contesto Perelman non rinuncia a nulla della sua straripante espressività ma l'ambient qui è diverso, si respirano umori coltraniani e si scoprono dinamiche aleryane. In tutto ciò, lui, si mostra divertito di sottoporsi a momenti più compiacenti, a declamare frasi liriche senza per questo, come scrivevo prima, rinunciare ad infrangere i limiti del pentagramma per lanciarsi in acrobazie espressive sugli altissimi. 

“Impromptu” è la traccia d'apertura, ritmo fluido, C. Parker al pianoforte in grande evidenza sia nella ritmica, sia nei soli, con ampio uso di accordi. La sezione ritmica è straordinariamente equilibrata, W. Parker al contrabbasso è come sempre monumentale per ritmo propulsivo e vibrante accanto al drumming tecnicamente ineccepibile ma fantasioso di Anderson. E Perelman tra loro si insinua con la vocalità lamentosa e spinta del suo sax, sinuoso o dirompente trascina l'ensemble verso la successiva “The Way Of The Magician” poco più di trentotto minuti di jazz travolgente che si apre con l'intro di pianoforte e batteria a cui segue il sofferto fraseggio del sax di Perelman con W. Parker all'archetto. Perelman trascina il gruppo in un dialogo improvvisato intenso che lievita ogni attimo di più. Stupendi gli attacchi della sezione ritmica mentre il clima si fa incandescente. Da qui in avanti si alterneranno porzioni sonore di travolgente dinamicità e porzioni di rarefatta musicalità.

Nel verbo sonoro di Perelman traspare la passione, l'esuberanza e la generosità di un musicista dedito al free qui magnificamente coadiuvato da tre musicisti che condividono lo stesso linguaggio. La terza traccia “Cardician” ci regala dieci minuti e trentadue secondi di un inedito accostamento tra il sax tenore di Perelman e lo shakuhachi, flauto giapponese, di W. Parker. Un dialogo tra il layout avant del primo e le effusioni world del secondo che piano piano sembrano convergere in un dialogo fitto ed empatico. Un dialogo che lievita sempre più grazie al pianoforte e alla batteria che si inseriscono con grande discrezione. Il flauto di W.Parker disegna melodie suggestive in duo con il pianoforte di C.Parker e Perelman ricambia impinguandosi in un vortice improvvisativo insieme all'intero quartetto che rende travolgente questo parte del brano anche per l'inserimento di parti vocali decisamente da world music. Poi tutto si acquieta, ma solo per una decina di secondi che preludono all'ultima porzione dell'album, poco meno di trentotto minuti di un ulteriore performance improvvisata, che da il titolo all'album e che si chiude a sorpresa a tempo di blues.

In definitiva anche questo irresistibile Magic Dust aggiunge un'altra perla alla produzione di Perelman.

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