(D)IVO Saxophone Quartet
Mahakala Music
di Giuseppe Mavilla
Il sassofonista brasiliano Ivo Perelman si rivela artisticamente sempre più prolifico ed innovativo. Lo scorso anno ha pubblicato il notevolissimo Brass and Ivlory Tales una raccolta di nove cd, in duo, in ognuno dei quali incontra un pianista diverso. Da qualche mese è invece in circolazione un album in quartetto che lo vede affiancare altri tre grandi sassofonisti del jazz contemporaneo, con lui al tenore troviamo: Tony Malaby al soprano, Tim Berne al contralto e James Carter al baritono.
Quella di un quartetto per soli sassofoni mi riporta al World Saxophone Quartet di Julius Hemphill, Oliver Lake, Hamiet Bluiett e David Murray o al Rova Quartet di Jon Raskin, Larry Ochs, Andrew Voigt e Bruce Ackley. Due ensemble attualissimi che hanno lavorato nel creare delle combinazioni inedite nell'armonizzazione dei suoni di quattro fiati e che però poco hanno a che vedere con il quartetto guidato da Perelman dove non c'è nessun approccio scritto o concordato prima della registrazione di questo album. Tutto quello che si ascolta è ciò che nasce e che prende vita dall'incontro dei quattro protagonisti. E' una costante dell'arte musicale di Perelman sia che operi in duo, in trio o come in questo caso in quartetto e peraltro in un quartetto di soli fiati e più specificatamente di soli sax.
L'intro del primo brano, che come tutti i sette brani del cd non ha un titolo ma è contrassegnato come “Part One” disegna una breve frase sonora che è l'idea di partenza e di sviluppo per quella che sarà un'improvvisazione collettiva. I quattro protagonisti ben presto generano un magma sonoro denso di urgenza espressiva, il front-line dei quattro fiati pullula di suoni e colori come un fantastico spettacolo di fuochi d'artificio. La seconda traccia “Part Two” esibisce in apertura sonorità cameristiche contemporanee, toni gravi e brevi episodi minimalistici. Poi tutto sembra lievitare fino al riformarsi di quel magma di improvvisazione collettiva, di cui scrivevo prima, denso di mille manifestazioni espressive in continuo mutamento. In tutto questo rimane attiva la grande capacità dei quattro di alimentare una costante attività, certamente nel loro caso singolare, di interplay.
“Part Three” è un tuffo nel passato, si apre con una breve intro di Perelman e si sviluppa con un incrocio di melodie avant. I fuochi si riaccendono con la “Part Four” mentre “Part Five” sopraggiunge intrisa di urgenza espressiva, fraseggi zig-zaganti, frasi sonore ostinate, impulsi contrappuntanti, suoni gracchianti. Poi una sorta di loop statico o suono urbano minimalista contraddistingue l'intro della “Part Six” prima che il tutto si inerpichi sui sentieri più estremi del pentagramma e arrivare così stremati alla “Part Seven” l'apoteosi dell'improvvisazione libera senza costrizioni o limiti alla propria creatività ma, con ancora, la costante ricerca della assonanza e della condivisione dialettica.
Registrato ai Park West Studios di Jim Clouse, in quel di Brooklyn, NY, nel gennaio del 2022 questo è un album imperdibile per chi ama le audaci e inedite acrobazie sonore di quattro grandi saxofonisti.
Nessun commento:
Posta un commento