sabato 22 aprile 2023

Torino Jazz Festival 2023

 

 

22/30 aprile 2023


www.torinojazzfestival.it


9 giorni di programmazione

93 appuntamenti di cui 49 concerti

234 musicisti

62 luoghi sparsi in tutta la città


Il Torino Jazz Festival 2023, che vede il ritorno di Stefano Zenni alla direzione artistica, è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino con il sostegno del Ministero della Cultura, Main Partner Intesa Sanpaolo e IREN, con il contributo di ANCoS e Confartigianato Imprese Torino, e in collaborazione con Fondazione CRT e OGR Torino.

Il Festival, quest’anno all’undicesima edizione, si svolgerà dal 22 al 30 aprile e ha in programma oltre ai concerti ‘Main Events’ (in prevendita dal 6 marzo) e a quelli ‘Jazz Cl(h)ub’ (il cui cartellone definitivo sarà disponibile nei primi giorni di aprile) numerosi appuntamenti tra cui Jazz Talks (incontri, conferenze), Jazz Blitz, Jazz Meeting e Jazz Special.

Nove giorni di programmazione durante i quali sono previsti 93 appuntamenti organizzati in 62 luoghi sparsi in tutta la città.

Il ‘main program’ di quest’anno, non avrà un’unica sede ma sarà diffuso sul territorio. Ospiteranno i concerti: OGR Torino, il Teatro Vittoria, Hiroshima Mon Amour, il Teatro Alfieri, il Teatro Monterosa, l’Aula Magna del Politecnico, la Casa Teatro Ragazzi e Giovani, il Conservatorio di Torino Giuseppe Verdi, il Bunker, l’Auditorium Giovanni Agnelli e la Sala500 del Lingotto.

Al TJF XI suoneranno 234 artisti, nazionali e internazionali, dai musicisti emergenti alle grandi figure della scena mondiale. I concerti si terranno in ambienti, spazi, teatri e club distribuiti sul territorio urbano, senza un centro di riferimento, ma risuonando nei diversi ambiti della città. Lo spettro stilistico toccherà tutti gli ambiti del jazz e promuoverà la conoscenza delle grandi figure storiche (Kenny Barron, Roberto Ottaviano, Steve Coleman ecc), la scoperta dei migliori innovatori attuali (Nilssen-Love, Shabaka Hutchings, Risser, Diodati, Korwar) e nomi di ampio richiamo (Peppe Servillo, Stefano Bollani) secondo una logica, affine ad altre iniziative europee, aperta a nuove produzioni ed esclusive.

Il Festival - racconta il direttore artistico Stefano Zenni - è come un giro di danza tra stili e musiche diverse, perché oggi il jazz è questo, un mosaico di culture, stili, suoni, modi di esprimersi che convivono/collidono, si amalgamano o si distribuiscono in mondi sonori globali. Lo testimoniano le musiche meticce di una delle produzioni chiave del festival, il trio Hutchings/Bekkas/Drake e ancora di Sarathy Korwar, Paal Nilssen-Love, Eve Risser, che frullano musica indiana, africana, hip hop, elettronica, punk, free jazz, a volte sotto lo sguardo di quel Frank Zappa chiamato in ballo, a trent’anni dalla morte, da Furio Di Castri. L’omaggio di Hamid Drake ad Alice Coltrane si intitola “Turyia”, parola sanscrita che descrive lo stadio di coscienza ultimo della filosofia induista. E’ quello il punto di arrivo di qualsiasi improvvisatore, come Craig Taborn, che si immerge nelle iridescenze del pianoforte, o di tellKujira, che amalgama in ambito cameristico libertà elettronica e suoni acustici. Suggestioni cosmiche a cui si richiama Steve Coleman, ma in chiave afroamericana, quale incastro di ritmi e matematica, melodia e geometria, tra funk e astrazione. E sempre nella grande musica l’etica può tradursi in emozione, come nei maestri dell’”eternal love” di Roberto Ottaviano. Il TJF è anche racconto che si fa musica: la vita degli artisti più tormentati del jazz vengono evocati nei più intimi chiaroscuri interiori in ‘Natura morta con custodia di sax’, l’ormai storica raccolta di racconti di Geoff Dyer, narrati da Peppe Servillo insieme ai TJF All Stars, ovvero un sestetto di nomi di punta del jazz italiano.I confini vengono sfidati e superati da donne sperimentatrici, Federica Michisanti, Eve Risser, Anais Drago, negli spazi che Laura Betti aveva già liberato come attrice, cantante, artista poliedrica, ora omaggiata da Cristina Zavalloni e Cristiano Arcelli in un repertorio di scrittori e compositori che hanno fatto la storia culturale italiana, tra jazz, musica leggera anni Sessanta, cinema, poesia. Ai due estremi del festival, all’inizio e alla fine, ci sono Kenny Barron e Stefano Bollani, testimoni che il linguaggio classico del jazz è ancora fresco, coinvolgente e trascinante e continua a soddisfare il nostro bisogno comunitario di bellezza”.

TUTTI I DETTAGLI: QUI

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