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Registrato ai Systems Two Studios di Brooklyn, New York, nell’aprile del
2013, questo incontro tra la pianista Angelica Sanchez e il trombettista Wadada
Leo Smith. Otto composizioni originali scritte dalla Sanchez, già componente di
uno dei gruppi, l’Organic nella fattispecie, che solitamente accompagnano il
trombettista, restituite attraverso un climax rarefatto e introspettivo, di
grande respiro intellettuale, che pervade l’intera selezione. La Sanchez è
ormai definita la nuova stella nell’universo jazzistico newyorkese, le sue due produzione Life Between e A Little House sono state recensite
favorevolmente da importanti riviste del settore e le sue collaborazioni sono
innumerevoli e prestigiose (Paul Motian, Ralph Alessi, Susie Ibarra, Tim Berne,
Mario Pavone, Trevor Dunn, Mark Dresser) solo per citarne alcune. Wadada Leo
Smith, certamente più noto, è una sorta di filosofo del jazz contemporaneo
post-davisiano, il suo layout espressivo travalica la sfera jazz per attingere
ad ambiti contemporanei. La sua immensa discografia è ricca di esempi validi e
importanti come le più recenti Ten
Freedom Summers e Occupy the World. All’interno
di Twine Fores troviamo sprazzi di un intenso dialogo
in cui il grado di interazione tra i due protagonisti si alza improvvisamente.
La Sanchez espone i temi con fraseggi e attacchi improvvisi riservando grande
attenzione verso i volubili umori del trombettista che dal canto suo si
conferma profondamente immerso nella pregevole e sopraffina scrittura
compositiva della Sanchez. Ampi gli spazi improvvisativi per i due protagonisti
che hanno la possibilità in tal modi di spingersi verso territori spigolosi e
audaci che testimoniano una concezione moderna, ricercata e singolare del loro
fare jazz. “Veinular Rub” ne è un esempio rappresentativo, giocata tra tensioni
e rilassamento in un’atmosfera sospesa tra armonia e ricerca di sonorità
estreme, mentre nell’intro della successiva “Retinal Sand” il duo si sporge
totalmente verso ambiti
d’avanguardia, salvo poi a convogliare insieme, in perfetta sinergia, verso un
fitto interplay attraverso una dialettica più standardizzata. “Light Black
Birds” esalta la sensibilità musicale della Sanchez in contrapposizione alla
forza espressiva di Leo Smith. La sintesi appare magnificamente riuscita anche
nella traccia che da il titolo all’album dove la pianista converge, in simbiosi
con il suo compagno d’avventura, sulle dinamiche variabili, prima frementi poi
armoniosamente placate, di un dialogo intenso e coinvolgente. Un’opera, questo Twine Forest, assolutamente raccomandabile.
2 commenti:
Prima o poi bisogna che mi decida ad 'aggiornarmi' sul jazz contemporaneo: da anni ascolto solo classici.
...i classici sono intramontabili ma nella conteporaneità ci sono molte produzioni valide che vanno ascoltate.
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