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Dal
Maya Recording Festival, edizione n.20, svoltasi dal 23 al 25 settembre 2011 a
Winterthur in Svizzara, ci giunge questa registrazione live con protagonista il
trio formato da Evan Parker ai sax soprano e tenore, Barry Guy al contrabbasso
e Paul Lytton alla batteria. Poco più di sessanta minuti all’insegna della
libera improvvisazione jazz di cui i tre musicisti sono da sempre tra i più
qualificati propugnatori. Un esercizio sonoro e interattivo che non regala
nulla all’estetica musicale ma che si sviluppa attraverso un’intensa
performance intrisa di un’energia dirompente, frutto di un’urgenza espressiva
insita nel verbo jazz del trio. L’iniziale “Obsidian” ci rivela, sin dalle
prime note, la cifra stilistica del gruppo prima evidenziata che per i primi sette minuti, dei
circa ventidue della sua durata, si esplica
in un ambien alimentato da una vibrante interazione ritmica, concedendosi una pausa intorno alla metà del brano quando lascia
spazio a veri e propri vagiti sonori impinguati di minimalismo, fra accenni e
sussurri fugaci che si intersicano e si aggrovigliano prima di tornare a dare
spazio ad una incalzante frenesia che presto torna a predominare. L’ostinato
del sax di Parker pervade buona parte della successiva “Chert” che durate i
suoi poco più di tredici minuti, ci propone un fenomenale Guy al contrabbasso,
suonato con l’archetto, in un’oasi di travolgente inventiva. Suoni viscerali e
ruvidi nell’intro di “Gabbro” che impegna l’intero trio e poi un forsennato dialogo
tra i due alfieri della ritmica, Guy e Lytton e uno stratosferico solo di quest’ultimo.
Vicente ed essenziale nell’espressività del trio la propulsione ai fiati di
Parker, incessante il suo contributo, il suo tracciare circonferenze dinamiche
avvolgenti, il suo rilasciare impulsi come bagliori taglienti in un mare magnum
di stimoli da strutturare in assoluta libertà.
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