live concert
Unica
data italiana, quella di venerdì 27 maggio, per il quartetto Kaze di Satoko
Fujii, Natsuki Tamura, Christian Pruvost e Peter Orins che ha fatto tappa al
Torresino di Padova nell'ambito della rassegna del Centro D'Arte degli Studenti
dell'Università. Evento atteso, come molti fra quelli programmati
dall'associazione nei settantanni di attività. Sulla scena un quartetto dal
profilo espressivo certamente unico e stimolante. Una delle tante ramificazioni
dell’attività di una musicista, straordinariamente prolifica, che qui prova ad
andare abbondantemente oltre i limiti di una convenzionalità sonora già non tale, in assoluto, nella sua natura
artistica.
La Fujii spazia in vari ambiti, accosta elementi classici a dinamiche jazzistiche, la sua frenesia inventiva la porta a ricercare sonorità esclusive sulla tastiera e dentro l'anima del pianoforte. Accanto a se e al suo fedelissimo compagno di vita, Natsuki Tamura, trombettista e geniale utilizzatore di svariati ammennicoli, di cui di solito si va matti in età infantile, troviamo due musicisti totalmente dediti a reinventare l’uso dei propri strumenti: Christian Pruvost e Peter Orins, rispettivamente tromba e batteria, entrambi francesi, entrambi magnificamente in sinergia con la coppia Fujii-Tamura.
La Fujii spazia in vari ambiti, accosta elementi classici a dinamiche jazzistiche, la sua frenesia inventiva la porta a ricercare sonorità esclusive sulla tastiera e dentro l'anima del pianoforte. Accanto a se e al suo fedelissimo compagno di vita, Natsuki Tamura, trombettista e geniale utilizzatore di svariati ammennicoli, di cui di solito si va matti in età infantile, troviamo due musicisti totalmente dediti a reinventare l’uso dei propri strumenti: Christian Pruvost e Peter Orins, rispettivamente tromba e batteria, entrambi francesi, entrambi magnificamente in sinergia con la coppia Fujii-Tamura.
La performance del quartetto Kaze al Torresino mi ha lasciato totalmente estasiato, confermandomi in pieno quanto già di positivo avevo evidenziato ascoltando i loro tre album: Rafale, Tornado e Uminari.
Un quartetto che pianifica estemporaneamente la reinvenzione della
dialettica jazz attraverso la combinazione di strutture sonore che inglobano alternativamente suoni e rumori; fraseggi impinguati di sottili melodie e trambusti abrasivi
laceranti; diluvi sonori in crescendo e interludi dalle essenze pianistiche
classicheggianti. Un crogiolo di incessante continuità che travolge e stupisce,
una sintesi sonora tra arte e realtà, tra scrittura e improvvisazione.
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