martedì 13 giugno 2023

Inner Tales

Michele Sannelli & The Gonghers

Wow

di  Giuseppe Mavilla

Traguardo importante quello raggiunto dal vibrafonista Michele Sannelli con la pubblicazione, sul finire del 2022, del suo album d'esordio, Inner Tales, realizzato con la collaborazione del suo gruppo, i Gonghers, formato da Davide Sartori chitarra, Edoardo Maggioni tastiere, Stefano Zambon contrabbasso, Fabio Danusso batteria. Un sodalizio nato nel 2017 quale progetto della tesi di 2° livello accademico di Sannelli, musicista che avevamo ascoltato nell'album di Andrea Grumelli Red Project, potete leggere la recensione qui.

In quel contesto ne avevamo apprezzato le doti tecnico-strumentali  che si confermano totalmente oggi insieme alla qualità compositive che scopriamo all'ascolto di Inner Tales, visto che le sette tracce che compongono la selezione dell'album sono tutte a firma del vibrafonista pugliese. Sannelli recupera strutture e climi del progressive rock anni '70 appena contaminate da forme di jazz rock comuni, ad esempio, a gruppi come i Return To Forever di Al Di Meola.

La sfaccettatura jazz dell'intera produzione è espressa dal ruolo del vibrafono a cui Sannelli affida i soli, l'esposizione dei temi e un ruolo per certi versi primario nella fitta rete di interplay tra i musicisti protagonisti, nonché il supporto percussivo alla già pregevole sezione ritmica del duo Zambon-Danusso. Questo senza nulla togliere al ruolo degli altri due membri dei Gonghers, la chitarra di Sartori apre le sue ali e si lancia in splendide sortite solistiche che scoprono orizzonti sonori infiniti, così come le tastiere di Maggioni delle quali voglio citare in particolare il piano elettrico, impiegato tra l'altro in simbiosi timbrica con il vibrafono. 

Le sette tracce scorrono con gradevolezza a partire da “Green Light” introdotta dal vibrafono di Sannelli, rockeggiante nel tema iniziale ma con un breve afflato jazz grazie al solo del vibrafono. Va veloce e spedita “Run, Mingo, Run! con le sue dinamiche travolgenti prima che la delicata, carezzevole e soffusa “Song for Chiara” sopraggiunga a deliziarmi con la sua sinuosa melodia e i soli di contrabbasso, vibrafono e piano elettrico. 

E poi “Hard Time” con l'ostinato iniziale fraseggio al pianoforte di Maggioni; “Just in Time to Say Goodbye” un'altra ballad sulla scia di “Song For Chiara”; “Uncle Dave” con lo spendido solo iniziale di contrabbasso di Zambon e per finire “Circle” che dispiega prima un ostinato riff di progressive rock e dopo  l' ululare di un sintetizzatore che mi riporta indietro nel tempo, spettatore per la prima volta di un concerto dal vivo, quello della mitica Premiata Forneria Marconi, al Teatro Greco di Siracusa nel novembre '72, in piena era progressive rock.


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