Thumbscrew
Cuneiform
Per il 75° compleanno
del grande sassofonista Anthony Braxton che ricorre quest’anno il
trio Thumbscrew, formato dalla chitarrista Mary Halvorson, dal
batterista Tomas Fujiwara e dal contrabbassista Michael Formanek,
realizza un progetto che raccoglie alcune composizioni del musicista
di Chicago, selezionate durante un pomeriggio trascorso dal trio alla
Tri-Centric
Foundation, a New Haven nel Connecticut. La selezione è stata
indirizzata verso quelle composizioni di Braxton meno conosciute,
magari mai eseguite e comunque adatte ad essere interpretate con
strumenti quali la chitarra elettrica, il contrabbasso, la batteria o
il vibrafono.
In quattro settimane di residenza al City of Asylum di
Pittsburgh, la stessa residenza dove sono nati i precedenti lavori
del trio, Thumbscrew ha realizzato quello che di fatto è più che un
omaggio al grande Braxton ovvero una nuova esperienza, ricca di
stimoli e di spazi inediti. Un’occasione per illuminare ancora una
volta l’opera di un musicista unico nel panorama jazz
contemporaneo. Ad operarla tre musicisti che hanno lavorato con il
grande maestro, quindi titolati più di altri a cimentarsi
in questa prova e che hanno già ampiamente dimostrato con i loro
precedenti lavori le loro peculiarità stilistiche ed espressive
molto vicine a quelle del sassofonista.
The Anthony Braxton
Project, quinto album della discografia del trio (dei loro primo e
secondo album potete leggere le mie recensioni rispettivamente
qui
e
qui)
si apre con “Composition no. 52” tema e improvvisazione si
susseguono in variegato divenire, con i tre musicisti che si muovono
in perfetta sinergia. Il successivo “Composition no. 157 si
mostra suffragato da un’urgenza espressiva dichiaratamente free, mentre è
”Composition no. 14“ a regalarci due minuti e 25 secondi di sole
chitarre sovrapposte, moltiplicate, vibrate in un caleidoscopio di
stili dove si annusano profumi country e umori blues. Una
composizione che verrà poi ripresa nella successiva traccia n.6 da
Fujiwara, con un esclusivo, quanto straordinario, solo di batteria immenso per estensione e ritmica nonché splendidamente musicale.
Formanek alla traccia n.9 c’è ne offre una versione per solo
contrabbasso, elegante, raffinata, impinguata di tecnica strumentale
ed espressivitá con le quali mette in risalto dedizione e sinergia
raggiunte nel rapporto con il suo strumento. Ma questo album
racchiude episodi che sorprendono una volta di più ad ogni ascolto,
mi viene da citare in tal senso ”Composition no. 68“ minimalista
nell’intro ma magnificamente plasmata, più avanti, per un flusso
sonoro continuo e intrigante, grazie anche alle note cromatiche del
vibrafono di Fuijawara.
Dialogo fra quest’ultimo e la chitarra
della Halvorson all’esordio della ”Composition no. 35“ ; e
ancora la marcetta ironica di ”Composition no. 61“, i mugugni, le
micropause e gli incastri di ”Composition no.150“ ed in chiusura
“Composition no.79” che mi fa tornare indietro nel tempo, agli
anni ’30 e al jazz delle big band alla Count Basie (nella scrittura
di Braxton un omaggio ai protagonisti del jazz di quegli anni).
Il
tutto dispiega la sensazione prima e la certezza dopo di trovarsi di
fronte ad una produzione di grande levatura.
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