venerdì 4 dicembre 2020

The Anthony Braxton Project

Thumbscrew

Cuneiform


di Giuseppe Mavilla

Per il 75° compleanno del grande sassofonista Anthony Braxton che ricorre quest’anno il trio Thumbscrew, formato dalla chitarrista Mary Halvorson, dal batterista Tomas Fujiwara e dal contrabbassista Michael Formanek, realizza un progetto che raccoglie alcune composizioni del musicista di Chicago, selezionate durante un pomeriggio trascorso dal trio alla Tri-Centric Foundation, a New Haven nel Connecticut. La selezione è stata indirizzata verso quelle composizioni di Braxton meno conosciute, magari mai eseguite e comunque adatte ad essere interpretate con strumenti quali la chitarra elettrica, il contrabbasso, la batteria o il vibrafono.

In quattro settimane di residenza al City of Asylum di Pittsburgh, la stessa residenza dove sono nati i precedenti lavori del trio, Thumbscrew ha realizzato quello che di fatto è più che un omaggio al grande Braxton ovvero una nuova esperienza, ricca di stimoli e di spazi inediti. Un’occasione per illuminare ancora una volta l’opera di un musicista unico nel panorama jazz contemporaneo. Ad operarla tre musicisti che hanno lavorato con il grande maestro, quindi  titolati più di altri a cimentarsi in questa prova e che hanno già ampiamente dimostrato con i loro precedenti lavori le loro peculiarità stilistiche ed espressive molto vicine a quelle del sassofonista. 

The Anthony Braxton Project, quinto album della discografia del trio (dei loro primo e secondo album potete leggere le mie recensioni rispettivamente qui e qui) si apre con “Composition no. 52” tema e improvvisazione si susseguono in variegato divenire, con i tre musicisti che si muovono in perfetta sinergia. Il successivo “Composition no. 157 si mostra suffragato da un’urgenza espressiva dichiaratamente free, mentre è ”Composition no. 14“ a regalarci due minuti e 25 secondi di sole chitarre sovrapposte, moltiplicate, vibrate in un caleidoscopio di stili dove si annusano profumi country e umori blues. Una composizione che verrà poi ripresa nella successiva traccia n.6 da Fujiwara, con un esclusivo, quanto straordinario, solo di batteria immenso per estensione e ritmica nonché splendidamente musicale. 

Formanek alla traccia n.9 c’è ne offre una versione per solo contrabbasso, elegante, raffinata, impinguata di tecnica strumentale ed espressivitá con le quali mette in risalto dedizione e sinergia raggiunte nel rapporto con il suo strumento. Ma questo album racchiude episodi che sorprendono una volta di più ad ogni ascolto, mi viene da citare in tal senso ”Composition no. 68“ minimalista nell’intro ma magnificamente plasmata, più avanti, per un flusso sonoro continuo e intrigante, grazie anche alle note cromatiche del vibrafono di Fuijawara. 

Dialogo fra quest’ultimo e la chitarra della Halvorson all’esordio della ”Composition no. 35“ ; e ancora la marcetta ironica di ”Composition no. 61“, i mugugni, le micropause e gli incastri di ”Composition no.150“ ed in chiusura “Composition no.79” che mi fa tornare indietro nel tempo, agli anni ’30 e al jazz delle big band alla Count Basie (nella scrittura di Braxton un omaggio ai protagonisti del jazz di quegli anni). 

Il tutto dispiega la sensazione prima e la certezza dopo di trovarsi di fronte ad una produzione di grande levatura.

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