Mary Halvorson,
Michael Formanek & Tomas Fujiwara
Cuneiform
Se provo a ricordare quanti sono
gli album in cui è stata presente nel 2013 la chitarrista Mary Halvorson cado
inevitabilmente in una crisi di memoria che solito non mi è frequente. Questo
perche la singolare chitarrista ha in questi anni rivelato una notevole vena
prolifica in fatto di incisioni, sia in prima persona che in compartecipazione.
Ed ecco che allora ripiego sul suo sito e scopro che nel 2013 la nostra è stata
presente in undici album di cui tre in prima persona e ben otto come ospite. Il
2014 promette bene in tal senso, perché la Halvorson ha già attivo due
realizzazioni di cui la prima Thumbscrew,
fresca di stampa, è stata pubblicata appena dieci giorni fa, mentre la seconda Reverse Blue arriverà a breve. Thumbscrew è un progetto nuovo
realizzato in trio con Michael Formanek al contrabbasso e Tomas Fujiwara alla
batteria. Un progetto incentrato su uno stretto interplay fra i tre musicisti
in costante empatia con un ambiente prettamente semiacustico, condizionato
dagli sbalzi di umori della Halvorson che in qualche frangente ripropone i suoi
fraseggi rockeggianti, salvo poi a ripiegare velocemente su timbriche e
geometrie sottilmente bluegrass che in qualche occasione ricordano il recente
Bill Frisell. Sono solo sparuti episodi perché per il resto dell’album si
viaggia su dinamiche prettamente jazz, con larghi spazi per l’improvvisazione, che
vedono la Halvorson non risparmiarsi in ampie sortine in cui la sua chitarra da
veramente prova di essere uno strumento singolare e rivalutato, in ambient
jazzistico, da questa musicista piombata improvvisamente, alcuni anni fa, sulla
cena jazzistica contemporanea e subito entrata nella cerchia degli allievi del
grande Braxton. Qui lei si avvale della grande esperienza e della riconosciuta
maestria di Formanek, musicista fondamentale, sensibile, tecnicamente maestoso,
capace di fare la differenza. Nell’ambito di questo progetto il contrabbassista
si pone come cardine essenziale nella dialettica del trio, in perfetta sintonia
con la ritmica percussiva di Fujiwara che anche in questo caso assolve a pieno
al suo ruolo dando alla performance il giusto contributo che in questa
occasione si mostra fluido e colorito proprio per dare luce alle sonorità
acustiche del trio. Il tutto in nove composizioni originali scritte e pensate
per questo progetto, una goduria per chi ama la sei corde della Halvorson.
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