Setola di Maiale
Tempi propizi per una rivalutazione dello
strumento chitarra in ambito jazz. La triste notizia della morte di Jim Hall,
avvenuta qualche giorno fa, ci ricorda il ruolo importante che questo musicista
ha saputo riservare a questo strumento, un layout personalissimo e quindi
inconfondibile, che fa parte della storia del jazz. Non è stato il solo,
certamente non vanno dimenticati altri esponenti che fanno parte della
tradizione o che hanno saputo proprio con la chitarra contaminare
l’espressività jazz. Arrivando alla contemporaneità la rivalutazione della sei
corde elettrica passa inevitabilmente attraverso la figura e la classe della
giovane Mary Halvorson che ha saputo coniare per il suo strumento, la chitarra,
un ruolo così fondamentale e specifico per un jazz certamente impinguato di
elementi rockeggianti ma dotato di un alone innovativo che affascina. Sulla sei
corde si è poi lavorato ampliandone le caratteristiche originarie per farne una
chitarra preparata, capace di esprimere sonorità inedite ed esclusive. Ed è proprio con
una chitarra preparata che si propone Nico Soffiato, italiano, da anni
residente a Brooklyn, compositore e didatta, laureato in filosofia all’Università
di Padova con una tesi sull’ontologia della musica, ha successivamente frequentato a Boston il
Berklee Music College. Questo cd è una tappa del suo percorso con l’OST Quartet
che include Eli Asher, tromba, slide tromba e percussioni; Greg Chudzik,
contrabbasso e Devin Gray, batteria e percussioni. Un progetto totalmente
direzionato verso un’espressività free, estemporanea e su un ambito sonoro
assolutamente acustico dove nulla è preordinato, nemmeno un elementare riff è
stato scritto, come afferma Soffiato nelle note di presentazione del progetto
OST, acronimo che sta per Original Sound Track. Questo perché il chitarrista ha
immaginato un ipotetico film e su questa idea ha plasmato gli obiettivi e
indicato ai suoi musicisti i percorsi su cui orientarsi. Il resto è avvento in
sala d’incisione attraverso una performance registrata in presa diretta, in cui
il quartetto si è rilevato come un’entità perfettamente coesa. “Following” è la
traccia iniziale ed esplicativa di tutto ciò che evolverà nell’arco delle
undici composizioni, i quattro musicisti appaiono allineati come ad un nastro
di partenza per dare vita ad un fitto interplay che già nella successiva “Deep
Staging” mostra i suoi principali elementi espressivi, ovvero: toni cupi e
nervosi, una dilagante frenesia che da qui in avanti muterà in un dialogo
rarefatto, intriso di un minimalismo che unisce soffusi eloqui sonori e
ritmici. Un solo di batteria è l’essenza esclusiva che prelude a “Jump Cut”
brano di autentica apoteosi free dirompente e totalmente partecipato, dove alle
tensioni ritmiche della coppia Chudzik-Gray si contrappone lo spigoloso
incedere di tromba e chitarra. Le carte si mescolano in “Rack Focus” con
l’intro di tromba e contrabbasso, suonato con l’archetto, che introduce un
climax cameristico d’avanguardia impinguato di forti umori free, prima di due
tracce “It Might Hapen To Me” e “Bass - Solo” ad appannaggio esclusivo rispettivamente di
tromba e contrabbasso che conducono a “Montage” che ripropone ancora un’
interazione free giocata, in questo frangente, in un ambito più di ricerca.
Soffiato e soci ci propongono un’album di forte impatto, dove ad una autentica componente
free è associata una attività di ricerca che porta ad un tentativo di
innovazione e di rilettura di un’espressività che in certe produzione mostra
ampi segni di standardizzazione e stanchezza. L’obiettivo è centrato.... l’ascolto obbligato.
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