Tim Berne’s Snakeoil
Ecm
Per il sassofonista Tim Berne arriva il secondo album con il
quartetto Snakeoil, formato da Oscar Noriega al clarinetto e al clarinetto
basso, Matt Mitchell al piano acustico, piano tuck e piano Wurlitzer e Ches
Smith alla batteria, percussioni e vibrafono. Stessa formazione del primo lavoro che ha raccolto ampi
consensi dalla critica ed stato recensito a suo tempo, favorevolmente, anche in questo
blog. Potete leggerne la recensione qui. Un’altra
tappa di un viaggio che si fa sempre più avventuroso e ricco di sorprese per
questo straordinario quartetto, dotato dell’esclusiva capacità del leader e dei
suoi compagni d’avventura nel saper dosare, in un modo assolutamente unico, le
parti scritte a quelle improvvisate e nel sapere inserire ed alternare momenti
intensi e nervosi ad altri rarefatti. Anche questa volta viene a galla la bontà
della scrittura compositiva del leader che firma in totale solitudine quattro
dei sei brani inclusi nel cd, mentre per un altro ne condivide la genesi con
Marc Ducret. La selezione si completa con il reprise di un brano del grande
Paul Motian, “Psalm” riproposto in una versione introspettiva e densa di umori struggenti. Un brano scelto per omaggiare il ricordo di un musicista
eccezionale che ha lasciato un vuoto indelebile nella storia del jazz
contemporaneo. Scrivevo prima delle qualità eccelse delle composizioni di Berne
che trovano ampi riscontri nell’interpretazione dell' intero quartetto capace di costruire un mosaico variegato e imprevedibile soprattutto nei brani la cui
durata ne determina, per gli stessi, la caratteristica di vere e proprie suite.
Mi riferisco al secondo terzetto della selezione, composta da brani la cui durata va dai quasi
23 minuti di “Oc/Dc” ai circa sedici di “Cornered (Duck)”. La prima si apre con un riff dal ritmo sostenuto, la seconda "Socket" con i fraseggi fluidi e nervosi del pianoforte di Michell, ma ben presto, in entrambi i casi, si susseguono momenti eterogenei come dialoghi
a due, soli, interludi, crescendi vorticosi in una musicale e temporale
continuità che lascia totalmente stupefatti. La band si contraddistingua per una energia
propulsiva incontenibile contrapposta ad una metamorfosi introspettiva che
appare dietro l’angolo e si consuma con una naturalezza espressiva di grande
fascino. Berne include prima nella scrittura e poi nella performance, una
visione a 360 gradi dell’universo musicale, riservando per se e per i suoi musicisti ampi spazi per l'improvvisazione creativa e interattiva. Il tutto appare strutturato e cadenzato con precisione matematica e nel contempo metabolizzato e condiviso anche
dagli altri componenti il quartetto. Musicisti dotati come il leader di grande esuberante inventiva, a cominciare da Michell che affianca al
pianoforte tradizionale le sfaccettature intriganti del piano preparato (piano
tack) e del piano elettrico. E che dire di Noriega eclettico e ingegnoso con i
suoi clarinetti, spesso incontenibile riversa con costanza, in alcuni passaggi, umori cameristici nel layout del gruppo. E
non posso non citare Smith oggi tra i batteristi più fantasiosi, con un
bagaglio tecnico da far invidia. Cos’altro aggiungere se non che Snakoil è un’altra
lucida intuizione di uno straordinario musicista come Tim Berne.
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