sabato 11 gennaio 2014

Echo Echo Mirror House

Anthony Braxton

Victo


Il sassofonista Anthony Braxton ha scritto e continua a scrivere pagine memorabili della storia del jazz ma suscita spesso impressioni discordanti, è accaduto in passato e allo stesso modo accade oggi di fronte al progetto di cui vado a scrivere in questo post. Echo Echo Mirror House è una sorta di sovrapposizione tra presente e passato della produzione musicale di Braxton e del suo entourage attraverso una performance “Composition No 347 + ripresa dal vivo al 27° Festival International de Musique Actuelle de Victoriaville nel maggio 2011 che lo vede in set-tetto insieme a Taylor Ho Bynum alla cornetta, bagle e trombone, Mary Halvorson alla chitarra elettrica, Jessica Pavone al sax alto e violino, Jay Rozen alla tuba, Aaron Siegel alle percussioni e vibrafono e Carl Testa al contrabbasso e clarinetto basso. La composizione eseguita nell’arco di poco più di sessantadue minuti è l’essenza attuale della filosofia jazz del musicista chicagoiano ma non è tutto perché ognuno dei sette musicisti ha anche in dotazione un ipod dal quale vengono diffuse in alcuni momenti altre composizioni dello stesso Braxton che appartengono al suo passato. Ci si trova così immersi in vorticoso incedere improvvisativo in cui tutto il set-tetto è in fervente attività, un tunnel sonoro per certi versi anche opprimente, denso di tensione ma dove traspare una logica struttura pensata dalla lucida e scientifica mente del grande maestro. Per una così singolare espressività è quasi d’obbligo imbattersi in una sequenza di pareri discordanti, tra chi ritiene questa produzione ostica e astratta e chi, di contro, è affascinato  (tra questi si colloca il vostro recensore) dalla inafferrabile, illimitata e contorta creatività del sassofonista. In casi come questo poco possono fare le parole scritte e quelle declamate bisogna lasciar posto alla musica, ai suoni, all’interattività rovente e nervosa di cui pervasa l’intera registrazione che solo nel finale concede un ambiente leggermente più a misura di ascoltatore poco avvezzo al linguaggio braxtoniano. 


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