Harris
Eisenstadt
Songlines
Altra incisione, altro ensemble e altra etichetta
discografica, la Songlines, per il
batterista canadese Harris Eisenstadt. Ho già scritto in una precedente
occasione della sua ormai consolidata residenza newyorkese e della sua
prolifica attività di musicista su vari fronti, l’ultimo e più recente dei
quali è questo che lo fede impegnato accanto a Mark Dresser, contrabbasso; Nicole
Mitchell, flauto; Sara Schoenbeck, fagotto.
Quartetto singolare soprattutto per quanto riguarda l’impiego di quest’ultimo
strumento a fiato che comunque non è nuovo a questi ambiti perche anche l’illustre
Anthony Braxton ne ha fatto uso in alcuni contesti. Eisenstadt ha insegnato nel
2012 presso il rinomato Calarts,
un istituto d’arte che ha sede a Valencia, una località della contea di Los
Angeles e il nome di questo cd ha preso ispirazione proprio da quella che è
stata la sua residenza californiana nel periodo contrassegnato da questa sua
esperienza. Golden State è un album
che realizza un riuscito connubio tra un layout moderno di musica da camera e un
jazz che lascia ampi spazi all’improvvisazione. Eisenstadt orchestra al meglio
con il suo piroettante percussionismo la performance del quartetto che abbina
dei temi prettamente cameristici ad una interazione jazzistica che prende corpo
e si espande, tra i varchi aperti, che la struttura delle composizioni, tutte
originali e tutte firmate dal leader, ha al suo interno. In questo contesto
trova ampio sviluppo l’esercizio improvvisativo del quartetto, al quale non si
sottrae nemmeno la Schoenbeck e nell’ambito del quale si trovano a loro agio,
ancor meglio, la Mitchell che sciorina al flauto una consistente pregiata dose
di entusiasmanti fraseggi, l’estroso e variegato contrabbassismo di Dresser,
che spesso impugna l’archetto legittimando ancora di più la felice intuizione
di Eisenstadt nel concepire questo lavoro e dulcis in fundo il già citato contributo
del leader che da brio, sostanza e completezza alla performance.
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