Nicole Mitchell’s Ice Crystal
Delmark
E’ ricca la discografia della flautista Nicole
Mitchell chicagoana doc. oggi trasferitasi in California dove insegna, presso l’Università
di Irvine, tecniche di composizione e improvvisazione. Ma è con musicisti della
città del vento che ha realizzato questo suo ultimo lavoro attraverso il quale
ci presenta il suo nuovo quartetto “Ice Crystal” con Jason Adasiewicz al
vibrafono, Joshua Abrams al contrabbasso e Frank Rosaly alla batteria. Un altro
dei tanti ambiti in cui si muove una musicista molto legata all’icona principe
della storia musicale di Chicago, l’AACM, l’associazione per l’avanzamento
della musica creativa di cui è membro fin dal 1995 e di cui negli anni scorsi è
stata anche presidente. In questo cd la flautista percorre sentieri africaneggianti,
ai quali è da sempre legata, ma non rinuncia ad programmate interazioni free
che già in altre esperienze l’hanno vista coinvolta. Poi da spazio ai suoi
fraseggi variopinti, dalle sfaccettature liriche, sinuosi, ma anche alle sue incursioni
volteggianti a disegnare aloni sonori che si perdono nell’aria. E ancora va
detto, come peraltro è riportato sulle note del libretto che accompagna il cd,
che il suono del quartetto si ispira alla storica collaborazione fra Eric
Dolphy e il vibrafonista Bobby Hutcherson nel famoso album del ’64 “Out To Lunch”
ma con chiare influenze del verbo jazzistico della Chicago contemporanea. Ed è
così che il cd, stuzzicando la curiosità che una tale affermazione suscita,
scorre piacevolmente brano dopo brano evidenziando le qualità strumentali e
compositive della Mitchell, nonché il conturbante sound del vibrafono di Adasiewicz.
“Yearning” si rileva ipnotica e dagli umori world, marcata ritmicamente dal duo
Abrams-Rosaly mentre “Aquarius” title track dell’album, di seguito, si muove su
coordinate free con un’abrasiva intro di Abrams all’archetto che apre all’interazione fra i componenti l’intero
quartetto, a sua volta preda di un vortice improvvisativo dove ognuno si esprime
in relazionata libertà. Le sfaccettature e l’introspezione di “Above The Sky”
con i suoi interludi e il travolgente finale, elevano l’essenza musicale della
produzione che si chiude con una citazione, recitata all’interno di “Fred
Anderson” del mai dimenticato musicista, omaggiato proprio con un brano che
porta il suo nome da Calvin Gantt, spoken word per l’occasione e marito della
Mitchell nella vita.