sabato 31 maggio 2014

Heureux Comme Avec Une Femme

Roberto Bonati / Diana Torto

Parma Frontiere


Sodalizio riuscito quello fra la vocalist Diana Torto e il contrabbassista Roberto Bonati come dimostra questa recentissima realizzazione per l’etichetta Parma Frontiere. Lei porta in dote l’ esuberanza vocale, l’ estrema duttilità interpretativa nonché la ben nota capacità di reinventarsi in ogni nuovo ambito in cui si trova coinvolta; lui contrappone l’esclusiva arte compositiva, il profondo rapporto con lo strumento, di cui sfrutta ogni possibile sfaccettatura sonora, l’alta concezione di un linguaggio che può amalgamare elementi di vari generi e coniare di conseguenza un’espressività variegata e indefinibile. Il loro convivere artisticamente  ci regala tredici episodi assolutamente inediti in cui i due protagonisti danno prova di sapersi districare tra ambiti che vanno dal jazz alla classica passando attraverso il canto popolare, l'avanguardia , il canto mistico, il sonetto medievale, la poesia musicata e altro ancora. Il tutto nell’ambito di un’opera apparentemente minimalista ma nei fatti impinguata da un intenso interplay come nell’iniziale e breve “Ask” dove il contrabbasso suonato con l’archetto e la vocalità della Torto cercano e trovano quelle convergenti assonanze che sono uno dei tanti aspetti da gustare nell’ascolto di questo cd. L’intrigante selezione mi sorprende con la traccia n.3 “Can Vei La Lauzeta – The Song” parole di un trovatore vissuto intorno al XII secolo, tal Berbard De Ventadour e musica di Bonati, che mi fa viaggiare indietro nel tempo prima di essere preda del vortice futurista nell’intro di “Woman Of The Woodlands” . Il riff popolaresco di “Rouge” mi riporta alla realtà mentre rimango inebriato dagli equilibrismi vocali della Torto, contrappuntati con acume ritmico da Bonati che anche questa volta, come fa spesso in tutto l’album, usa l’archetto. Una varietà di climax si succedono con ininterrotta continuità, arduo descriverli in una recensione tanto quanto risulta difficile riportare a parole la dedizione e l’inventiva vocale della Torto nonché il lavoro certosino, essenziale ma nel contempo magistrale, infuso in quest’opera da Bonati. E allora  mi limito, in chiusura, a citarvi la delicata e preziosa parentesi della traccia che da il titolo all’album, ovvero la frase con la quale termina la celebre Sensation di Arthur Rimbaud, la poesia che il francese scrisse nel 1870 qui musicata da Bonati e magnificamente interpretata dalla Torto. Di tutto il resto lascio a voi il piacere di sorprendervi e se ne avrete la voglia vorrà dire che sarò stato capace di farvi capire quanto questo lavoro meriti la vostra attenzione.


mercoledì 14 maggio 2014

Waiting For You To Grow

Kris Davis Trio

Clean Feed


Dopo l’escursione nell’universo del piano solo di Aeriol Piano e di Massive Threds, di quest’ultimo potete leggere qui la mia recensione, Kris Davis propone un piano trio con il contrabbassista John Hebért e con il batterista Toma Rainey, con il quale ha suonato recentemente nel godibilissimo Obbligato di cui presto vi proporrò la recensione. Anche nell’ambito di questo cd la pianista canadese, oggi cittadina newyorkese, mostra il suo incedere da musicista impegnata a coniare un lessico jazzistico incline alla sfera della musica contemporanea, con strutture che si delineano in costante divenire senza schemi rigidi o classici e senza sfaccettature accondiscendenti. La Davis magnificamente supportata da un raffinato, nonché stilisticamente perfetto Hebért,  in ideale sintonia con un attivissimo e mai banale Rainey, traccia geometrie taglienti e fluide a partire dall’iniziale “Whirly Swirly” che muta però varie volte, durante i quindici minuti e trentatre secondi della sua durata, i tempi ritmici del suo svolgersi, aprendosi a parentesi rarefatte e riflessive impinguate di sperimentalismo. Frazioni di ostinati e lampi di free testimoniano, per il trio e per la Davis in particolare, l’evidente orbitare tra i pianeti di un alto lignaggio espressivo. La conferma di quanto detto e di come sia difficile e impossibile, etichettare questa musica, arriva con “Berio” chiaramente ispirata al celebre musicista, dieci minuti introdotti in sordina con una sequenza di accordi del pianoforte sui quali si muove il solo di Hebért al contrabbasso. Poi il ritmo si fa più sostenuto, l’interazione più viva e il brano si delinea in crescendo, con il grande lavorio della Davis al pianoforte e il robusto e ricco drumming di Rainey. C’è un’intensa attività interattiva anche in “Propaganda and Chiclets” che lievità man mano che il brano prende forma, con i tre musicisti che sembrano muoversi in totale simbiosi fino a quasi metà del brano. Poi arrivano dinamiche più acquiescenti, con un dialogo tra pianoforte e contrabbasso contrappuntato con delicatezza da Rainey. La traccia finale, che da il titolo al cd, ci regala un ambient sottilmente armonico, dove si possono apprezzare come non mai le peculiarità stilistiche dei tre musicisti, capaci di rilasciare emozioni coinvolgenti, anche in questo caso, rifuggendo canoni espressivi standardizzati.  All’interno della copertina cartonata, che contiene il cd, la Davis ha inserito la foto del piccolo Benjamin, il figlio appena arrivato e di cui era in attesa, come racconta tra le righe, mentre scriveva i brani di questo lavoro. E si chiede, mamma Kris, se il piccolo ascoltava e gradiva queste composizioni. Non lo sapremo ne io, ne voi e forse neanche la stessa Davis, quello di cui sono certo ora, dopo avere ascoltato e riascoltato questo cd, è che anche questa volta miss Davis ha fatto centro.

lunedì 12 maggio 2014

Alchemy

Amir ElSaffar

Pi


Nato in Canada nel '77 da padre di nazionalità irachena e madre americana Amir ElSaffar, trombettista, è una delle più interessanti novità, in ambito jazz, della scena musicale di New York, città dove risiede dal 2000. Cresciuto ascoltando i dischi jazz del padre è passato da esperienze musicali di varia estrazione, dal folk alla classica al jazz, approdando alla corte di Cecil Taylor e collaborando successivamente con Rudresh Mahanthappa e Vijay Iyer. Numerosi i riconoscimenti collezionati nell’ambito di un’attività che lo ha visto accostare idiomi classici della musica araba con dialettiche jazzistiche. Il quintetto messo su per questo cd consacra il suo concedersi al mondo musicale occidentale e lo fa anche abbandonando ogni strumento esotico di origine orientale per dare spazio alla classicità strumentale di un combo jazz. Al fianco del leader troviamo Ole Mathisen al sax tenore; John Escreet al pianoforte; Francois Moutin al contrabbasso; Dan Weiss alla batteria. Il loro linguaggio mescola aspetti marcatamente evocativi, che ci riportano ad un frizzante hard bop, gli umori moderni di un intrigante post bop, nonchè un elemento imprescindibile nella musica araba quale è il maqam, sistema di scale modali che il trombettista ha più volte fatto sapere di aver studiato in modo circostanziato. Un aspetto, quello modale, che si esplica abbondantemente nelle due suite che costituiscono l’essenza predominante dell’intero lavoro. La prima “Ishtarum” comprende tre brani, la seconda  “Selections from the Alchemy Suite” ben quattro. In entrambi i casi quello che si evidenzia è un’essenza jazzistica impregnata di un fitto dialogo nell’ambito di strutture ben definite che inglobano i temi centellinati con parsimonia e i soli giocati in un contesto di libertà adeguatamente dimensionata. Un album di indubbio valore che ci regala un altro esempio di contaminazione e sintesi fra culture musicali eterogenee.

 Giuseppe Mavilla