mercoledì 13 marzo 2019

Intervals II

Franco D'Andrea Octet

Parco della Musica



di 
Giuseppe Mavilla

ll Top Jazz 2018 ha eletto Franco D'Andrea musicista dell'anno premiando nel contempo Intervals I, inciso in ottetto, come migliore disco italiano dell'anno. Un verdetto che arricchisce il già cospicuo palmarès del pianista di Merano che ha di fatto collezionato, nell'ambito del riconoscimento assegnato annualmente dalla rivista Musica Jazz, ben 12 Top Jazz come miglior artista italiano, cinque per il migliore album e due per la migliore formazione. Riconoscimenti sicuramente strameritati dal nostro mentre lo scorso novembre , come già annunciato  al momento dell'uscita dell'album premiato, veniva pubblicato il secondo capitolo del progetto, ovvero, Intervals II. 

Se avete letto la recensione e se conoscete Intervals I saprete che in esso è contenuta la registrazione del concerto tenuto dall'ottetto al Parco della Musica di Roma il 21 marzo del 2017, mentre in questo secondo capitolo è inclusa la relativa sessione di prove svoltasi il pomeriggio dello stesso giorno. E' un'interessate scelta, quella fatta da D'Andrea, che intende così mostrare come cambia l'approccio ai brani e quindi le due performance in relazione agli ambient in cui si svolgono. E mi viene da evidenziare, in particolare, la variabilità delle dinamiche fra l'una e l'altra incisione. In Intervals I l'ottetto sembra viaggiare spedito senza guardarsi troppo intorno; in Intervals II D'Andrea e soci appaiono impegnati nell'approfondimento di quella sintesi esclusiva e riuscita fra passato e presente, fra guardarsi indietro e nello stesso tempo sporgersi verso il futuro  che è poi l'essenza della filosofia jazz del musicista di Merano. Due facce, in qualche modo diverse, della stessa medaglia ma egualmente interessanti ognuna per le peculiarità che la distinguono dall'altra. 

Rimandandovi a questo punto alla mia recensione di Intervals I, che potete leggere qui, in questo secondo capitolo ritroviamo naturalmente la stessa formazione, con D'Andrea affiancato da Andrea Ayassot ai sax alto e soprano; Daniele D'Agaro al clarinetto; Mauro Ottolini al trombone; Enrico Terragnoli alla chitarra; Aldo Mella al contrabbasso; Zeno De Rossi alla batteria e Luca Roccatagliati alle elettroniche. E ritroviamo il medesimo layout espressivo dell'ottetto, ultimo e recente traguardo di un percorso che D'Andrea svolge da anni forte della sua ampia cultura musicale e dell' inesauribile voglia di innovare il suo verbo jazz. 

Nel progetto Intervals il nostro è particolarmente concentrato sulle cosiddette aree intervallari ossia temi, frasi musicali, riff che diventano punti di partenza di un' improvvisazione collettiva e di un'interazione a cui prendono parte tutti i componenti dell'ottetto e in cui si mescolano sonorità timbriche di varia estrazione. E' un caleidoscopio sonoro ed espressivo inedito che si sviluppa in modo estemporaneo sia quando si eseguono brani dai temi già ben definiti come “Traditions n.2” e sia quando ci si imbatte nell'ostinazione ritmica di “Monodic”. Brani in cui tutto ha origine da brevi spunti o micro intuizioni che diventano punti di partenze di quelle improvvisazioni di cui scrivevo prima. Penso ad “Intervals 5” abrasiva e incalzante, alla frenetica “Intervals 6” ma anche a “Air Waves” una tavolozza sonora assolutamente imprevedibile nelle sue evoluzioni e nelle sue debordanti inflessioni. E ancora come non evidenziare la geniale e contaminata riproposizione di una delle perle del repertorio di Lenny Tristano, quella “Turkish Mambo” nota anche perché per inciderla, per la prima volta nella discografia jazz di quei tempi, siamo nel 1955, viene utilizzata la registrazione multitracce. 

Potrei dilungarmi ancora a descrivere altri episodi di questa produzione ma mi fermo qui per lasciarvi il piacere di scoprire da voi le magnificenze di “Intervals II” un’altra tappa del più recente progetto di Franco D’Andrea.