Omit Five
Slam
Dopo il promettente esordio dello scorso anno con
l’omonimo album, qui recensito, il quintetto
degli Omit Five ritorna con questo cd in cui: Mattia Dalla Pozza (sax alto);
Filippo Vignato (trombone); Joseph Circelli (chitarra); Rosa Brunello
(contrabbasso); Simone Sferruzza (batteria) ribadiscono quelle che sono le
linee guida del loro layout musicale, ovvero, un gradevole cool jazz misto a
frequenti risvolti post-bop a volte viranti verso orizzonti
mainstream. Eppure fra le tredici tracce di questo gradevole cd si rivelano
desideri, non tanto nascosti, di avventure fuori dai canoni predominanti di
questo lavoro. Sono episodi di breve durata, frammenti di idee a cui dare
subito forma e consistenza che si sviluppano prevalentemente in duo o in
solitudine. Segno che qualcosa di non convenzionale cova negli animi di questi
cinque giovani musicisti che, in occasione della seconda loro opportunità
discografica, si mostrano sicuramente maturati e assurti a ruolo di
musicisti navigati. Le loro composizioni appaiono ben strutturate e denunciano
un’ideazione di base che tiene conto degli elementi primari necessari nella
stesura di un brano di jazz che tale si possa definire. E il caso di “Vain”
traccia di apertura delle selezioni di questo cd e di brani come “Pomeriggi
Ameni” e della fluida “I Wanna Feel Nasty”. Poi arriva un’intrigante ballata
“Three Views of a dream” e l’osante “Anni Luce” che mostra commistioni
interessanti e bagliori rockeggianti, attraverso un’evoluzione non preconfigurabile.
Il resto è più o meno velato da una certa convenzionalità, seppur
di pregiata fattura, perché questi cinque ragazzi, come già prima
puntualizzato, hanno prerogative stilistiche di qualità. E allora forse
servirebbe più coraggio e intraprendenza ma nel frattempo va bene così.