Ecm
di Giuseppe Mavilla
Il chitarrista Bill Frisell ha coniugato nel tempo la sua espressività musicale in innumerevoli declinazioni cercando e trovando commistioni con vari generi ed oggi è certamente un'icona di grande riferimento per il jazz contemporaneo e non solo. In questi ultimi due anni il suo incontro con il giovane, ma ormai affermato contrabbassista, Thomas Morgan ci ha regalato due splendidi album, Small Town e questo Epistrofy, entrambi registrati dal vivo al Village Vanguard di New York nel marzo del 2016. Il primo uscito nel 2017, il secondo rilasciato in questo 2019 e di cui mi occupo qui di seguito.
Con una selezione di nove brani che mette insieme alcune ballads del pregiato songbook americano, noti standard del jazz, una perla dalla sua collaborazione con il batterista Paul Motian e la ripresa, come già era avvenuto in Small Town, di un brano tratto dalla colonna sonora della serie televisiva dedicata a James Bond, il duo Frisell / Morgan ci immettono in una dimensione intima e raffinata in cui ogni brano è cesellato con personalissima maestria e ricercatezza.
Episodi sonori che il linguaggio delicato e l'esposizione analitica di ogni parte scritta o improvvisata, a secondo dei casi, rendono esclusivi. Dall'iniziale, a dir poco deliziosa "All in Fun" del 1939 a firma Jerome Kern, alla conclusiva gemma "In the Wee Small Hours of the Morning", scritta da David Mann nel 1955 per Frank Sinatra, è tutto un susseguirsi di fraseggi lirici, di dialoghi compiacenti, di invenzioni inedite nate tra le note risapute di questi classici senza tempo. In tutto questo Frisell e Morgan sanno dove incrociarsi, dove affiancarsi, dove l'uno andrà a chiudere la frase dell'altro.
Tra inflessioni jazz, sconfinamenti blues, spruzzate di tex-mex e melodie incorniciate, eccoli portare in trionfo il medley "Wildwood Flower / Save The Last Dance For Me" inaspettato e godibile; l'estasi soprannaturale di "Mumbo Jumbo" pescata nel repertorio del trio Paul Motion, Joe Lovan, Bill Frisell, dove si va oltre ogni canone di risaputa musicalità e si celebra la grandezza del grande batterista; l'ebrezza nostalgica dell'indomabile Bond in "You Only Live Twice" e il fascino senza tempo di un classico di Billy Strayhorn prima di finire imbrigliati nella fitta ragnatela ritmica della title track o scoprire di essere preda dell'avvolgente feeling di "Pannonica".
Episodi sonori che il linguaggio delicato e l'esposizione analitica di ogni parte scritta o improvvisata, a secondo dei casi, rendono esclusivi. Dall'iniziale, a dir poco deliziosa "All in Fun" del 1939 a firma Jerome Kern, alla conclusiva gemma "In the Wee Small Hours of the Morning", scritta da David Mann nel 1955 per Frank Sinatra, è tutto un susseguirsi di fraseggi lirici, di dialoghi compiacenti, di invenzioni inedite nate tra le note risapute di questi classici senza tempo. In tutto questo Frisell e Morgan sanno dove incrociarsi, dove affiancarsi, dove l'uno andrà a chiudere la frase dell'altro.
Tra inflessioni jazz, sconfinamenti blues, spruzzate di tex-mex e melodie incorniciate, eccoli portare in trionfo il medley "Wildwood Flower / Save The Last Dance For Me" inaspettato e godibile; l'estasi soprannaturale di "Mumbo Jumbo" pescata nel repertorio del trio Paul Motion, Joe Lovan, Bill Frisell, dove si va oltre ogni canone di risaputa musicalità e si celebra la grandezza del grande batterista; l'ebrezza nostalgica dell'indomabile Bond in "You Only Live Twice" e il fascino senza tempo di un classico di Billy Strayhorn prima di finire imbrigliati nella fitta ragnatela ritmica della title track o scoprire di essere preda dell'avvolgente feeling di "Pannonica".