Garbarek
Danielsson
Christensen
Ecm Records
E’ il
ritorno al passato di Keith Jarrett, più o meno sul finire degli anni ’70, tra i
periodi più fiorenti per la sua attività, quello con il quartetto europeo, che
qui ritroviamo composto da Jan Garbarek ai fiati, Palle Danielsson al
contrabbasso e Jon Christensen alla batteria. E’ un album live, peraltro doppio, una
registrazione effettuata a Tokyo il 16
aprile del 1979, tenuta nascosta per tutto questo tempo e ora tirata fuori
forse in un momento di impasse nella produzione di Jarrett. Un doppio cd
godibile dal primo all’ultimo minuto della sua durata, dal primo all’ultimo
brano in esso contenuto. Un Jarrett illuminato e illuminante, in perfetta
simbiosi con i suoi musicisti, sciorina alcune perle del suo ampio catalogo a
partire da “Personal Mountain” che ha dato il titolo ad un suo precedente
lavoro. A contrappuntarlo con altrettanta lucidità ispirativa è Garbarek con i
suoi fraseggi densi di pronunciata vocalità, con i suoi guizzi e le sue invenzioni
nelle parti improvvisative e una sezione ritmica che sprigiona frenesia ad iosa
al punto da trascinare lo stesso leader che in qualche frangente abbandona il
pianoforte e si da proprio alle percussioni. Ma la performance è intrisa anche
di brani dalle atmosfere struggenti come la parte finale di questa prima
traccia che introduce “Innocence” dall’ambient introspettivo caratterizzato
dall’esclusivo dialogo pianoforte-sax che travalica ogni confine di generi fino
ad aprirsi, facendo breccia nel cuore dell’essenza melodica del brano, con sax e
pianoforte che viaggiano all’unisono affiancati dalla sezione ritmica del duo
Danielsson- Christensen intenta a dispensare il suo prezioso contributo con
rara delicatezza. E cosa dire di “Oasis” in apertura del cd n.2: umori world su
un tappeto percussivo tribale nell'ampia l’ampia introduzione. Ed è allora
che ci si accorge dell’identità unica di questo quartetto capace in quegli anni
di esprimere ciò che oggi, a distanza di tempo, ci stupisce per
l’inusitata freschezza, per l’equilibrio tra scrittura e improvvisazione, per la
voglia di contaminazione così preponderante e coraggiosa. Un album prezioso
quasi indispensabile se si è amato Jarrett nel passato.