Caligola Records
Milanese di nascita, veneto di adozione, il
sassofonista Nicola Fazzini è oggi fra i più illuminati musicisti jazz europei.
Attivissimo oltre che in campo discografico il sassofonista è un autorevole didatta, non solo del suo
strumento ma anche di teoria e musica
d'insieme presso la scuola "T. Monk" di Mira (Ve), di cui è anche
direttore artistico. Quest’ultimo impegno è lo stesso che Fazzini ha assunto
con la rassegna JAM che si svolge sulla Riviera del Brenta e nel circondario
Miranese il cui programma comprende concerti conferenze e workshop. Numerose le
produzioni discografiche tra le quali mi piace ricordare l’eccellente IdeaF (potete leggerne la recensione
qui) inciso con XYQuartet di cui il
nostro è leader insieme ad Alessandro Fedrigo, bassista, ideatore del progetto
nusica.org. Quello di cui vado ad occuparmi adesso è il nuovissimo secondo cd
che Fazzini incide con il suo quartetto per l’etichetta veneziana Caligola, un
quartetto composto, oltre che dallo stesso Fazzini al sax, da Riccardo
Chiarion, chitarra, Stefano Senni, contrabbasso e Luca Colussi, batteria. Un cd
che comprende sette composizioni, di cui ben sei nate dalla fervente vena
compositiva del leader, con l’aggiunta di una riuscita interpretazione della
“Black Narcissus” di Hendorsoniana memoria. Va subito rivelato il felice
equilibrio che Fazzini ed il quartetto riescono a delineare tra passato e
presente, tra uno sguardo rivolto ai fermenti musicali della New York più
downtown e un layout certamente moderno di jazz che però ingloba dinamiche e
armonie sensibilmente vicine alla tradizione, senza per questo risultare
scontato. Le prime tre tracce del cd sono occupate dalla suite “Metamorfosi”
architettata in tre sfaccettate sequenze che partendo da una forma jazzistica a
metà strada tra jazz e rock della prima parte, si sviluppa attraverso una
splendida ballata, sinuosa e lirica quanto basta ad evidenziare le notevoli
doti di Fazzini. Il terzo episodio della suite è introdotto dal groove
percussivo di Luca Colussi sul quale si inserisce il sax alto del leader.
Frammenti esclusivi di dialogo tra i due contraddistinguono questa parte dell’incisione,
mentre il brano assume contorni ipnotici. Con l’inserimento del contrabbasso di
Senni e della chitarra elettrica di Chiaron il brano delinea umori da world music.
Ancora da evidenziare la fremente atmosfera de “il Cubo di Escher” con i
conturbanti fraseggi del sax, lo scoppiettio ritmico della batteria, l’incedere
fluido del contrabbasso e della chitarra in un gioco di interplay spalmato tra
scrittura e improvvisazione. E’ poi un splendido solo di Fazzini ad introdurre
“Low Moon” la cui essenza lirica nasce dalla rielaborazione del giro armonico
di “How high the Moon” notissimo standard jazz.
Fazzini e il suo quartetto ci regalano un album di alta levatura jazzistica, mi
auguro che l’attenzione degli appassionati possa premiarlo per come merita.