domenica 6 ottobre 2013

Metamorfosi

Nicola Fazzini Quartet

Caligola Records


Milanese di nascita, veneto di adozione, il sassofonista Nicola Fazzini è oggi fra i più illuminati musicisti jazz europei. Attivissimo oltre che in campo discografico il sassofonista è un autorevole didatta, non solo del suo strumento ma anche  di teoria e musica d'insieme presso la scuola "T. Monk" di Mira (Ve), di cui è anche direttore artistico. Quest’ultimo impegno è lo stesso che Fazzini ha assunto con la rassegna JAM che si svolge sulla Riviera del Brenta e nel circondario Miranese il cui programma comprende concerti conferenze e workshop. Numerose le produzioni discografiche tra le quali mi piace ricordare l’eccellente IdeaF (potete leggerne la recensione qui) inciso con XYQuartet di cui il nostro è leader insieme ad Alessandro Fedrigo, bassista, ideatore del progetto nusica.org. Quello di cui vado ad occuparmi adesso è il nuovissimo secondo cd che Fazzini incide con il suo quartetto per l’etichetta veneziana Caligola, un quartetto composto, oltre che dallo stesso Fazzini al sax, da Riccardo Chiarion, chitarra, Stefano Senni, contrabbasso e Luca Colussi, batteria. Un cd che comprende sette composizioni, di cui ben sei nate dalla fervente vena compositiva del leader, con l’aggiunta di una riuscita interpretazione della “Black Narcissus” di Hendorsoniana memoria. Va subito rivelato il felice equilibrio che Fazzini ed il quartetto riescono a delineare tra passato e presente, tra uno sguardo rivolto ai fermenti musicali della New York più downtown e un layout certamente moderno di jazz che però ingloba dinamiche e armonie sensibilmente vicine alla tradizione, senza per questo risultare scontato. Le prime tre tracce del cd sono occupate dalla suite “Metamorfosi” architettata in tre sfaccettate sequenze che partendo da una forma jazzistica a metà strada tra jazz e rock della prima parte, si sviluppa attraverso una splendida ballata, sinuosa e lirica quanto basta ad evidenziare le notevoli doti di Fazzini. Il terzo episodio della suite è introdotto dal groove percussivo di Luca Colussi sul quale si inserisce il sax alto del leader. Frammenti esclusivi di dialogo tra i due contraddistinguono questa parte dell’incisione, mentre il brano assume contorni ipnotici. Con l’inserimento del contrabbasso di Senni e della chitarra elettrica di Chiaron il brano delinea umori da world music. Ancora da evidenziare la fremente atmosfera de “il Cubo di Escher” con i conturbanti fraseggi del sax, lo scoppiettio ritmico della batteria, l’incedere fluido del contrabbasso e della chitarra in un gioco di interplay spalmato tra scrittura e improvvisazione. E’ poi un splendido solo di Fazzini ad introdurre “Low Moon” la cui essenza lirica nasce dalla rielaborazione del giro armonico di  How high the Moon” notissimo standard jazz. Fazzini e il suo quartetto ci regalano un album di alta levatura jazzistica, mi auguro che l’attenzione degli appassionati possa premiarlo per come merita.

 

venerdì 4 ottobre 2013

Azure

Gary Peacock
Marilyn Crispell

Ecm


Due musicisti di primo piano nella storia del jazz contemporaneo, con sostanziose discografie alle spalle, si ritrovano in questo cd in duo: Gary Peacock e Marylin Crispell, il primo lo conoscono bene i fedelissimi cultori di Keith Jarrett, il contrabbassista è infatti membro storico del trio dell’introverso pianista; la seconda ha avuto negli anni frequentazioni più avant come quelle con Anthony Braxton. Questo di cui vi racconto è un album focalizzato su un dialogo fitto tra i due musicisti, un dialogo che accomuna tensioni e atmosfere struggenti. Undici composizioni autografate in duo o singolarmente da i due protagonisti per un cd che si apre con un brano “Patterns” contraddistinto da un veloce riff al pianoforte della Crispell contrappuntato con puntualità da Peacock. Dopo i sottili accenni lirici del rilassante climax di “Goodbay” arrivano i tre minuti e otto secondi di “Bass Solo” un must assolutamente da ascoltare che danno un’ulteriore conferma della grandezza artistica di Peacock, allievo in gioventù di David Izenzon altro straordinario contrabbassista per anni al fianco di Ornette Coleman. L’ascolto del cd prosegue con un’autentica perla densa di umori struggenti, “Waltz After David M” un valzer cesellato con dedizione dalla Crispell con dentro uno splendido solo di Peacock contrappuntato con delicata e parsimoniosa costanza dalla pianista. Poi i ruoli si invertono con un altrettanto solo della Crispell anch’esso debordante di emozioni profonde. La selezione continua con un brano evocativo come “Lullaby” e ancora “Piano Solo” con la Crispell impegnata in delicati fraseggi alternati a incursioni improvvise sulla tastiera. Un album ricco di un intenso interplay e di atmosfere sfaccettate come conferma in chiusura l’improvvisa ariosità che pervade il brano da cui l’intero lavoro prende il titolo.

mercoledì 2 ottobre 2013

Canada Day III

Harris Eisenstadt

Songlines



Che il batterista canadese Harris Eisenstadt sia oggi uno dei compositori più creativi della scena jazz contemporanea è opinione condivisa dalla critica più qualificata del settore. Nulla da obiettare perché Eisenstadt è anche tra i più prolifici musicisti in attività e la sua discografia, oltre che ampia, è notevolmente variegata. Questo è il terzo capitolo dell’articolato progetto Canada Day, fin qui sviluppato in un unico episodio in ottetto e in ben due in quintetto. Si tratta di una produzione più che intrigante pubblicata all'incirca un anno fa, con il batterista affiancato da Nate Wooley, tromba, Matt Bauder, sax tenore, Chris Dingman, vibrafono e Garth Stevenson, contrabbasso. Il tratto compositivo del canadese si rivela di natura sopraffina e ricco di liricità: una densa moltitudine di quadretti sonori incastonati armonicamente tracciano l’esclusiva struttura di alcuni brani come “Slow and Steady” e “Settled” mentre altre composizioni, inserite nel cd, si esplicano attraverso dinamiche tipicamente jazz. Mi riferisco alle susseguenti “A Whole New Amount of Interactivity” ed a “The Magician of Lublin” composizioni dagli umori fluttuanti, con inaspettati cambi di tempo, in cui si evidenziano il pregevole drumming del leader e le pulsazioni ritmiche del vibrafono di Dingam e del contrabbasso di Stevenson. Ad esplicarne, invece, i sussulti melodici è deputato Bauder in un intreccio condito dalla svolazzante inventiva di Wooley. I due fiati sono splenditi nei loro dialoghi, nelle loro sfide sonore intrecciate qua e là. Due espressività certamente eterogenee che si incastrano a meraviglia nel quintetto. Nessun vuoto a perdere ma un sorprendente esempio di originalità.