Ben Street
Andrew Cyrille
Ilk
E’ con
deplorevole ritardo, ma a volte capita, che scrivo di questo cd firmato da un
trio che riunisce il pianista danese Soren Kjaergaard e gli americani Ben
Street, contrabbassista e Andrew Cyrille batterista. Il pretesto è una
registrazione per l’etichetta danese Ilk Records, che opera dando visibilità
all’attivissima scena jazz di Copenaghen e a musicisti che si muovono
nell’ambito del free e dell’avant jazz. Questo di Femklang è un combo atipico che presenta una peculiarità propria
ben definita. Una sorta di diversificazione del piano trio non come configurazione
bensì come layout espressivo. Un tentativo certamente riuscito di elevare una
sintassi tipicamente jazz in una forma sottilmente elegante e raffinata,
sospesa in una interazione ricercata, interpretata in un ambito per certi versi
free e per altri filtrato attraverso una concezione minimalista del lessico
jazzistico. Quindi nessuna concessione a forme votate a captare adepti
improvvisati ma, di contro, un ferreo percorso tendente ad esplicare una
concezione del jazz più sofisticata. Kjaergaard appare come un prezioso
cesellatore di fraseggi liberi incastonati con acume nel dialogo fitto con
Street e Cyrille, musicisti abili e attenti ad inserirsi nell’orbita filosofica-musicale
del giovane pianista danese. Il percorso si snoda attraverso nove composizioni
firmate in prevalenza da Kjaergaard (ben 7) una firmata in coppia dallo stesso
con Cyrille che a sua volta ne firma un’altra in solitudine. “The Loop”
(variation one) introduce l’ascolto con un ritmo looppato, se mi concedete l’azzardo del termine, quindi ripetuto all’unisono su quale arrivano le pennellate al
piano di Kjaergaard, mentre Street puntella il ritmo con estrema precisione temporale. Lo
stesso brano torna in chiusura come ultima traccia ancora con ritmo ostinato ma
leggermente variato. Fra queste prima e ultima traccia l’ascolto passa attraverso
il climax rarefatto di “A Diminished Proposal”, la fluidità decisamente jazz di
“Row No.!8”, il minimalismo acuto e assoluto di “Tale Of Weaving”, la
sospensione celestiale di “Formindskede Smuler” e la luminosità di “Pedestre
Pantonale”. Unico per la sua originalità questo è un album assolutamente da
ascoltare, ecco perché merita di essere recensito anche se con un po’ di ritardo
rispetto alla sua uscita.
Giuseppe Mavilla
Giuseppe Mavilla