martedì 4 marzo 2014

Twine Forest

Angelica Sanchez & Wadada Leo Smith

Clean Feed


Registrato ai Systems Two Studios di Brooklyn, New York, nell’aprile del 2013, questo incontro tra la pianista Angelica Sanchez e il trombettista Wadada Leo Smith. Otto composizioni originali scritte dalla Sanchez, già componente di uno dei gruppi, l’Organic nella fattispecie, che solitamente accompagnano il trombettista, restituite attraverso un climax rarefatto e introspettivo, di grande respiro intellettuale, che pervade l’intera selezione. La Sanchez è ormai definita la nuova stella nell’universo jazzistico  newyorkese, le sue due produzione Life Between e A Little House sono state recensite favorevolmente da importanti riviste del settore e le sue collaborazioni sono innumerevoli e prestigiose (Paul Motian, Ralph Alessi, Susie Ibarra, Tim Berne, Mario Pavone, Trevor Dunn, Mark Dresser) solo per citarne alcune. Wadada Leo Smith, certamente più noto, è una sorta di filosofo del jazz contemporaneo post-davisiano, il suo layout espressivo travalica la sfera jazz per attingere ad ambiti contemporanei. La sua immensa discografia è ricca di esempi validi e importanti come le più recenti Ten Freedom Summers  e Occupy the World. All’interno di Twine Fores troviamo sprazzi di un intenso dialogo in cui il grado di interazione tra i due protagonisti si alza improvvisamente. La Sanchez espone i temi con fraseggi e attacchi improvvisi riservando grande attenzione verso i volubili umori del trombettista che dal canto suo si conferma profondamente immerso nella pregevole e sopraffina scrittura compositiva della Sanchez. Ampi gli spazi improvvisativi per i due protagonisti che hanno la possibilità in tal modi di spingersi verso territori spigolosi e audaci che testimoniano una concezione moderna, ricercata e singolare del loro fare jazz. “Veinular Rub” ne è un esempio rappresentativo, giocata tra tensioni e rilassamento in un’atmosfera sospesa tra armonia e ricerca di sonorità estreme, mentre nell’intro della successiva “Retinal Sand” il duo si sporge totalmente  verso ambiti d’avanguardia, salvo poi a convogliare insieme, in perfetta sinergia, verso un fitto interplay attraverso una dialettica più standardizzata. “Light Black Birds” esalta la sensibilità musicale della Sanchez in contrapposizione alla forza espressiva di Leo Smith. La sintesi appare magnificamente riuscita anche nella traccia che da il titolo all’album dove la pianista converge, in simbiosi con il suo compagno d’avventura, sulle dinamiche variabili, prima frementi poi armoniosamente placate, di un dialogo intenso e coinvolgente. Un’opera, questo Twine Forest, assolutamente raccomandabile.

2 commenti:

Francesca Paolucci ha detto...

Prima o poi bisogna che mi decida ad 'aggiornarmi' sul jazz contemporaneo: da anni ascolto solo classici.

giuseppe mavilla ha detto...

...i classici sono intramontabili ma nella conteporaneità ci sono molte produzioni valide che vanno ascoltate.