domenica 25 settembre 2016

Super Petite

The Claudia Quintet

Cuneiform




E' un quintetto eclettico il “Claudia” del batterista John Hollenbeck, tanto quanto il suo leader da sempre impegnato in vari percorsi. Geniale musicista che sembra nutrire un debole verso l'attività di questo ensemble al quale, di tanto in tanto, si dedica. Per quest'ultima produzione, che porta in titolo il soprannome assegnato dal nostro ad uno dei fan più incalliti del quintetto, Hollenbeck ha composto dieci brani, nell'insieme un universo sonoro ricercato, con qualche citazione del passato ma nella maggior parte dei casi proiettato sul presente con un layout raffinato e intrigante che denota la peculiarità stilistica di ognuno dei componenti il quintetto. Quest'ultimo rivela un avvicendamento, Red Wierenga, fisarmonica e pianoforte che sostituisce Ted Rechman, e che si completa con Chris Speed, clarinetto e sax tenore; Dew Gress, contrabbasso; Matt Moran, vibrafono; John Hollenbech, batteria. Per cominciare le citazioni, la prima delle quali è contenuta nell'iniziale “Nightbreak” brano dall'ambient cameristico ma elegantemente colorato e costruito sulla reinvenzione rallentata del tema di “Night Of Tunisia” di Charlie Parker; la seconda “Philly” riferita ad una tipica citazione ritmica del famoso batterista Philly Joe Johnson, è un brano tipicamente jazz di cui è protagonista Chris Speed con una lunga improvvisazione. Per continuare i ritmi e le interazioni funky di “JFK Beagle” la fluidità da modern jazz di “A-List” la poliritmia di “Rose-Colored Rhythm” ispirata ad un'opera del batterista senegalese DouDou N'Diaye Rose; gli umori orientaleggianti dell'ostinato, ritmicamente sostenuto, unisono clarinetto-fisarmonica in Pure Poem” ispirato ad un scritto del poeta Shigeru Matsui. Per finire l'eloquio cameristico di Mangold, una melodia rarefatta a ricordo di un ristorante vegetariano che si trova a Graz in Austria, frequentato da Hollenbeck durante le registrazioni di  Joys & Desires  di cui se ne siete curiosi potete leggerne qui la recensione a mia firma. Tornando a Super Petite e al suo variegato e prezioso mosaico di stili e sonorità non rimane altro che aggiungere che Hollenbech e compagni hanno confezionato un altro ottimo lavoro, tra i migliori, fin qui ascoltati, in questo 2016.  


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