Roberto
Bonati
Parma
Frontiere
“Molti
anni fa un amico mi invitò ad ascoltare una registrazione in cui
suonavano due bassisti, Jimmy Garisson e Reggie Workman. Il brano era
India di John
Coltrane. Da quel momento, dopo aver ascoltato quella musica ed
essere entrato in contatto con quel suono, ho deciso che avrei
suonato il contrabbasso”
Si
esprime così il contrabbassista Roberto Bonati in un breve estratto
dalle note di presentazione del suo ultimo album Vesper
and Silence inciso
per l'etichetta Parma
Frontiere. Dopo
varie esperienze con orchestre e più o meno piccoli ensemble (di lui
ho già scritto in questo blog recensendo il suo Heureux
Comme Avec Une Femme,
inciso
con la cantante Diana Torto nel 2014, potete leggerne qui la
recensione) Bonati confeziona un album registrato dal vivo in una
location quasi magica: l'Abbazia di Valserena, magnificamente adatta
al layout espressivo del contrabbassista. Si tratta di una chiesa
del XIII secolo, situata nella periferia nord di Parma dove il 20
luglio del 2017, davanti ad un pubblico attento, Bonati ha proposto i
dodici brani che costituiscono la selezione musicale di questo cd.
Il
tutto attraverso un rapporto simbiotico con il suo contrabbasso e
l'utilizzo di un linguaggio variegato che incorpora modalità
espressive di vari generi musicali che danno l'esatta dimensione
delle potenzialità sonore del contrabbasso e di quella che è, così
come la definisce lo stesso musicista parmense, la sua reale anima
musicale.
L'apertura è con la title track, che mette in evidenza un
approccio fisico con lo strumento, come un voler prenderne contatto,
saggiandone le peculiarità più acerbe. Poi dopo una sorta di loop
elettrico ecco elevarsi, nell'atmosfera intimamente rarefatta dell'
Abbazia, una delicata melodia. Il musicista ha impugnato l'archetto, il suono
sembra danzare negli ampi spazi e fra le arcate del tempio. La
successiva “Morning On A Winter Shore” in continuità con la
precedente ha umori improvvisativi, è incalzante, estrosa. La
traccia n.4 “An Angel Game” ha un andamento classico prima che
Bonati metta da parte l'archetto e ci presenti il suo contrabbasso
jazz con “Mr on Hammer on”. Un brano dall'urgenza espressiva
debordante che trasmuta in divenire nella lirica, fluida e
ritmicamente sostenuta “October 13th” brano dalla struttura
tipicamente jazz con esposizione del tema, improvvisazione e ripresa
del tema.
Poi è “Campane” a sorprendermi, un'apoteosi tra musicista e strumento tra svariate mutazioni di umori e ritmi, dall'etnico al jazz più avanzato. E come non citare la ricerca di timbri e suoni sperimentali di “Trumpeting and Dance” e così fino alla fine non si riesce a rimanere insensibili ad un'opera veramente riuscita e straordinariamente interessante.
Poi è “Campane” a sorprendermi, un'apoteosi tra musicista e strumento tra svariate mutazioni di umori e ritmi, dall'etnico al jazz più avanzato. E come non citare la ricerca di timbri e suoni sperimentali di “Trumpeting and Dance” e così fino alla fine non si riesce a rimanere insensibili ad un'opera veramente riuscita e straordinariamente interessante.
In definitiva questo
lavoro di Roberto Bonati si colloca tra i migliori album fin qui prodotti, in europa ed oltre oceano, nel 2019.
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