mercoledì 3 marzo 2021

Sounding Point

Mark Feldman

Intakt  

di  Giuseppe Mavilla

Secondo album in totale solitudine per il violinista Mark Feldman, il primo Music For Violin Alone risale al 1994, quindi 26 anni di tempo separano le due incisioni, malgrado le sollecitazioni della Intakt Records, l'etichetta discografica svizzera per la quale Feldman incide, che aveva più volte invitato, in questo lasso di tempo, il musicista di Chicago a realizzare un nuovo album per violino solo. Ma Feldman non è mai rimasto con le mani in mano, si contano infatti nella sua attività di musicista ben centocinquanta incisioni di musica jazz e musica creativa in cui lui appare come solista, senza tener conto di almeno duecento incisioni realizzate nel suo primo periodo di musicista in quel di Nashville. 

Ma di Feldman è bene ricordare anche la sua attività musicale a partire dal 1986, quando arriva a New York, dove tuttora vive, e dove si qualifica come uno dei più autorevoli esponenti della scena jazz creativa di quella città. Di recente lo abbiamo ritrovato nell'album Time Gone Out in duo con la pianista Sylvie Courvoiser nonché quale membro dell'Arcado String Trio in Deep Resonance, accanto al sassofonista Ivo Perelman e di cui potete leggere qui la recensione. Questo suo Sounding Point, pubblicato lo scorso mese, ne traccia il profilo di un musicista dalle straordinarie capacità tecniche, dall'ampia cultura musicale, poco propenso a disegnare i confini dei generi musicali. Un musicista a tratti virtuoso ma di grande inventiva che negli otto brani contenuti nell'album sa coniugare scrittura e improvvisazione, estemporaneità creativa ed esecutiva. Totalmente in simbiosi con il suo strumento Feldman si esprime anche utilizzando le cosiddette tecniche estese, il pizziccare le corde con la mano sinistra e l'arpeggio a quattro corde.

L'album si apre con “As We Are” una composizione della pianista Sylvie Courvoisier, contenuta nel suo ultimo lavoro Free Hoops inciso in trio con Drew Gress e Kenny Wollesen. Feldman ci propone una versione del brano dal ritmo incalzante con riff fulminei. Tema e improvvisazione si succedono in continuità, si moltiplicano, si estremizzano. A seguire la title track dai toni brumosi e dagli umori struggenti con Feldman che usa, come in altri brani dell'album, le sovraincisioni. Per un attimo sembra di essere stati catapultati nelle atmosfere de L'Ultimo Imperatore di SakamotoLe sovraincisioni sono presenti anche in “Peace Warrios” brano firmato dal grande Ornette Coleman e datato 1987. Feldman ne da un'interpretazione personale che racchiude una varietà di episodi improvvisativi travolgenti che mettono in risalto l'estro esecutivo e l'ampio bagaglio tecnico del protagonista. 

Dopo “Unbound” la prima di un trittico di brani totalmente improvvisati (le altre sono “Rebound e New Normal”) arriva il brano forse più bello dell'intero album: “Viciously” derivato dalle ultime otto battute della famosa “Tenderly” ancora un mosaico straordinariamente riuscito di composizione e improvvisazione così intenso e vario, grazie anche alle sovraincisioni, da potersi definire come una stupefacente e totale immersione nell'arte di questo straordinario violinista. Per chiudere va citata ancora un'altra, questa volta piccola, perla, ovvero “Maniac” con il suo tema ricorrente, le sue frasi melodiche e i suoi spazi improvvisativi. 

Sounding Point è qualcosa di diverso, di inaspettato che non toglieresti mai dal tuo cd player perchè ogni volta che lo ascolti ti rivela parti di se ancora inedite.

Nessun commento: