Igor
Legari
Folderol
E poi quest'ultimo, il titolo del cd, che in esperanto vuol dire albero, ovvero qualcosa che lega mondi differenti e lontani. E ancora i riferimenti nei titoli dei brani come ad esempio “Malachi” dedicata al Malachi contrabbassista degli Art Ensemble of Chicago; oppure “Ocelot” che simula nel suo incedere il muoversi del famoso felino del centro america; “Tristan da Cunha” che ricorda un'isola remota nell'oceano; “Roca” una località salentina che si specchia in acque color smeraldo e “Ultima Thule” corpo celeste dell'estrema periferia del nostro sistema solare.
Ed infine i brani, questa volta dal punto di vista strettamente musicale, nove quelli contenuti nella selezione inclusa nel cd, che propongono varie ambientazioni a cominciare da “Stomp” quasi rockeggiante nel suo irrompere viscerale ed abrasivo, pur imprigionato nella più classica forma jazz: tema-improvvisazione e ritorno al tema.
E poi la title track, un intro di contrabbasso per quasi due minuti prima di accogliere le raffinate melodie danzanti del clarinetto di Colonna; a seguire le interazioni rarefatte e minimaliste di “Bom”; le percussioni tribali di “Malachi”; la propulsione ritmica del contrabbasso, quella zig-zagante del flauto e l'interazione cameristica di “Ocelot” nonchè gli umori world di “Tristan Da Cunha”.
In definitiva questo è un album dai fronti sonori viscerali e passionali che spigionano energia e trasporto, ricchi di un'essenza jazz di forte impatto e coinvolgimento. Il tutto merito della preziosa sinergia che lega i tre musicisti nell'interpretazione delle nove tracce, tutte originali e tutte a firma di Leari.
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