Ivo Perelman Quartet
Rogue Art
E’ un quartetto stellare quello che il sassofonista Ivo Perelman ha messo insieme per questo Water Music edito dalla francese Rogue Art di Michael Dorbon. Un quartetto che lo vede affiancato dal pianista Matthew Shipp, dal contrabbassista Mark Helias e dal batterista Tom Rainey per una session in puro stile improvvisazione-composizione. Quattro musicisti che frequentano da sempre gli ambiti del jazz libero e che in questi ambiti operano raccogliendo stimoli e proposte che danno vita a produzioni di pregevole fattura.
Questo Water Music ne è un esempio, con i suoi otto brani inclusi nella selezione, propone il quartetto alle prese con altrettanti
episodi di improvvisazione totale che privilegiano un dialogo intenso ed
estemporaneo dove nulla è prestabilito. Gli umori, le espressività, i
sentimenti che i quattro riversano nel flusso musicale di ogni brano sono
quelli che si portano dentro in quel momento nonché quello che nasce tra loro
in quel tempo che li vede riuniti a celebrare l’arte del jazz. L’album si apre
con “Entrainment” con il sax zig-zagante di Perelman e un urgenza espressiva
che contamina tutti i componenti il quartetto, una sessione di improvvisazione
totale è in atto, il sax di Perelman esprime già quella vocalità stupefacente
che permea tutto l’album: geme, grida, si fa incalzante, mentre viaggia verso
tonalità estreme.
La seconda parte del brano lo rivelerà lirico e struggente in dialogo con il pianoforte di Shipp, sempre immenso e inarrivabile. I sussurri ritmici di Rainey e l’archetto di Helias annunciano una singolare ballad “Life Force” dai tempi sinuosi e dai toni soffusi mentre a seguire arriva “Sound Essence” che introdotta dal pianoforte di Shipp proporrà un dialogo a tre, piano-sax-contrabbasso, per poi esplodere in un flusso sonoro straripante. Si alterneranno poi, prima che il brano si concluda, un interludio e ancora un flusso fluido di urgenza espressiva. Ed ecco “Human Intuition” con il quartetto privato di Perelman per un minuto e quarantacinque secondi di un dialogo denso di struggente espressività tra pianoforte, contrabbasso e batteria.
Dopo l’estremismo free della prima parte della title track, che i quattro chiudono con una sorta di marcetta, lasciando che il brano si sviluppi con un intenso e travagliato interplay, ci si avvia verso la fine e sarà “Fluidity” con il suo ambient da ballad ad acquietare il clima e ad evidenziare, una volta di più, le peculiarità dei quattro musicisti, mettendo in evidenza, in quello che è una sorta di dialogo a quattro, la classe che esprimono non solo Perelman e Shipp ma anche Helias e Rainey, il primo propulsore implacabile ma anche lirico sulle quattro corde; il secondo, non solo motore percussivo, ma raffinato dispensatore di finezze ritmiche.
L’album si chiude con “Flow”, un improvvisazione totale che parte in sordina disegnando i suoi contorni con discrezione man mano che si va avanti nel suo sviluppo. Ma mentre annoto queste osservazioni mi accorgo che il brano lievita e il ritmo si fa incalzante in un crescendo percussivo che coinvolge l’intero quartetto alle prese con un ostinato dirompente guidato dal solo di Perelman.
Water Music rivela le grandi potenzialità creative di questo quartetto, ciò che possiamo augurarci è che abbia un seguito.
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