Resonance
di Giuseppe Mavilla
Non so quanti di voi
conoscano Hale Smith, compositore classico, però per raccontarvi di questa
pubblicazione di Eric Dolphy, sassofonista, clarinettista e flautista, occorre
proprio iniziare da lui. Era l'aprile 1964, quando Dolphy si accingeva a
partire per un tour europeo come parte del gruppo di Charles Mingus, decidendo
di lasciare a Smith una valigetta dove insieme ad alcuni effetti personali
erano conservati delle incisioni relative alle sessioni del 1963 al Music
Makers Studio di New York.
Dolphy, come molti di noi
sanno, da quel tour non tornò più perché un malore, a Berlino, pose fine alla
sua vita e privò la scena jazz di quei tempi di uno dei più grandi musicisti
mai esistiti. La valigetta per mano di Smith finì
sotto la preziosa custodia del flautista James Newton e una parte di quei
nastri registrati sotto la produzione di Alan Douglas, non facenti parte delle
selezioni incluse negli album di Dolphy, Iron Man e
Conversations, furono poi dati nel 2016 da Newton a Zev Feldman della Resonance
Records, grande espolaratore e ricercatore di tesori musicali inediti perché
dimenticati nei polverosi e crepati scaffali di studi di registrazione oramai
dismessi. La conseguenza di questo passaggio da Newton a Feldman, di una parte
dei nastri contenuti in quella famosa valigetta di Dolphy (ovvero le copie mono
di quelle registrazioni) sono ora un triplo vinile uscito a Novembre e un
cofanetto di tre cd edito lo scorso gennaio. Ad entrambe le edizioni si
accompagna un prezioso libretto denso di foto ma anche di scritti tra i
quali quelli a firma di Newton, Feldman e ancora testimonianze dell'arte e
delle virtù di strumentista di Dolphy, espresse da musicisti come Coltrane,
Mingus, Coleman, Threadgill, Steve Coleman, Nicole Mitchell e tanti
altri.
Ma veniamo all'essenza
vera e propria di quest'opera, ovvero alla selezione musicale in essa
contenuta: tre cd per complessivi 19 brani di cui gli ultimi sette, quelli
contenuti nel terzo cd, alternative takes di altrettanti brani distribuiti negli
altri due. Ad accompagnare Dolphy all' alto
sax, flauto e clarinetto basso, fior di musicisti come William "Prince" Lasha al flauto; Huey
"Sonny" Simmons all’ alto sax, Clifford Jordan al sax soprano; Woody Shaw alla tromba; Garvin Bushell
al fagotto; Bobby Hutcherson al vibrafono; Richard Davis e Eddie Kahn al
contrabbasso; J.C. Moses e Charles Moffett alla batteria.
La saga
si apre con la festosa e danzante “Jitterbug Waltz” con in primo piano le
evoluzioni flautistiche del nostro. Seguono la latineggiante “Music Matador” e l’accorata e solitaria preghiera
d’amore di “Love Me” e ancora il
duetto straripante con Davis, in “Alone
Togheter” nonché le struggenti note delle due parti
inedite di “Muses for Richard Davis”. La febbre sale con la straripante “Iron Man”
e i brividi sopraggiungono all’ascolto di “Come Sunday” ancora in duetto
con Davis. Nel secondo cd troviamo l’immensa
“Burning Spear” altro esempio della grandezza di Dolphy e la trascendenza
sonora di “Ode To Charlie Parker” una composizione di
Jaki Byard ancora in duetto. Il secondo cd si chiude con la
bonus track “A Personal Statement” scritta da Bob James e registrata nel marzo del 1964 che include il contributo
vocale di David Schwartz.
Le sfaccettature della
musica di Dolphy sono tante, come le innovazioni e le intuizioni che nella sua
pur breve carriera ha saputo esprimere, lasciando nella storia del jazz
un’impronta fondamentale per l’evoluzione di questo genere musicale.
Quest’opera che Feldman e Newton hanno fortemente voluto ora è alla portata di
tutti noi appassionati del jazz e credetemi è sicuramente irrinunciabile.