Parma Frontiere
Sodalizio
riuscito quello fra la vocalist Diana Torto e il contrabbassista Roberto Bonati
come dimostra questa recentissima realizzazione per l’etichetta Parma Frontiere. Lei porta in dote l’ esuberanza
vocale, l’ estrema duttilità interpretativa nonché la ben nota capacità di
reinventarsi in ogni nuovo ambito in cui si trova coinvolta; lui contrappone
l’esclusiva arte compositiva, il profondo rapporto con lo strumento, di cui
sfrutta ogni possibile sfaccettatura sonora, l’alta concezione di un linguaggio
che può amalgamare elementi di vari generi e coniare di conseguenza
un’espressività variegata e indefinibile. Il loro convivere artisticamente
ci regala tredici episodi assolutamente inediti in cui i due protagonisti
danno prova di sapersi districare tra ambiti che vanno dal jazz alla classica
passando attraverso il canto popolare, l'avanguardia , il canto mistico, il
sonetto medievale, la poesia musicata e altro ancora. Il tutto nell’ambito di
un’opera apparentemente minimalista ma nei fatti impinguata da un intenso
interplay come nell’iniziale e breve “Ask” dove il contrabbasso suonato con
l’archetto e la vocalità della Torto cercano e trovano quelle convergenti
assonanze che sono uno dei tanti aspetti da gustare nell’ascolto di questo cd.
L’intrigante selezione mi sorprende con la traccia n.3 “Can Vei La Lauzeta –
The Song” parole di un trovatore vissuto intorno al XII secolo, tal Berbard De
Ventadour e musica di Bonati, che mi fa viaggiare indietro nel tempo prima
di essere preda del vortice futurista nell’intro di “Woman Of The Woodlands” .
Il riff popolaresco di “Rouge” mi riporta alla realtà mentre rimango inebriato
dagli equilibrismi vocali della Torto, contrappuntati con acume ritmico da
Bonati che anche questa volta, come fa spesso in tutto l’album, usa l’archetto.
Una varietà di climax si succedono con ininterrotta continuità, arduo
descriverli in una recensione tanto quanto risulta difficile riportare a parole
la dedizione e l’inventiva vocale della Torto nonché il lavoro certosino,
essenziale ma nel contempo magistrale, infuso in quest’opera da Bonati. E
allora mi limito, in chiusura, a citarvi la delicata e preziosa parentesi
della traccia che da il titolo all’album, ovvero la frase con la quale termina
la celebre Sensation di Arthur Rimbaud, la poesia che il
francese scrisse nel 1870 qui musicata da Bonati e magnificamente interpretata
dalla Torto. Di tutto il resto lascio a voi il piacere di sorprendervi e se ne avrete
la voglia vorrà dire che sarò stato capace di farvi capire quanto questo lavoro
meriti la vostra attenzione.