Un altro appuntamento della
rassegna del Centro D'Arte 2018. di Giuseppe
Mavilla
28 aprile
2018
Questa volta è stato una sorta di doppio
concerto, quello svoltasi al Torresino di Padova il 28 aprile scorso, un'altra
tappa della rassegna che ogni anno Veniero Rizzardi, Stefano Merighi e
Nicola Negri curano per il Centro D'Arte degli studenti dell' Università di
Padova. Rassegne che raccolgono puntualmente fior di consensi, sempre
strameritati, perché ogni anno nelle consuete location che ospitano i concerti,
Sala dei Giganti di Liviano e Teatro Torresino, arrivano musicisti esponenti di
quell'area più avant e più stimolante del jazz contemporaneo.
Se si
va a leggere la biografia della pianista svizzera Sylvie Courvoisier si scopre
con quali musicisti si è trovata a suonare (John Zorn, Mark Feldman, Mary
Halvorson, Ingrid Laubrock, Tim Berne, Joey Baron, Joëlle Léandre,Butch Morris,
Evan Parker, Nate Wooley, Tomazs Stanko, Susie Ibarra, Wadada Leo Smith) solo
per citarne alcuni e quanti album ha inciso (25 da leader e altrettanti come
co-leadert) e allora ci si rende conto di quale sia la statura artistica della
musicista nata a Losanna ma dal 1998 cittadina di Brooklyn. Tutto ciò per
introdurvi nella sfera artistica della Courvoisier che ha inciso questo album in trio con Drew Gress al contrabbasso e Kenny Wollesen alla
batteria.
Una serie di brani, nove in tutto, ognuno dei quali dedicati ad
altrettanti personaggi, a partire dall'iniziale “Imprint Double” dedicata al
padre Antoine, percussiva, dirompente, con pause minimalistiche
che accennano delicate riflessioni liriche. Brano variegato con aperture
pianistiche di ampio respiro che da già l'idea di una musicista che abbraccia, sia nella composizione che nell'interpretazione, vari ambiti come quello del
jazz più libero, infatti troviamo “E'clats For Ornette” dedicata ad Ornette
Coleman, con i tratti urgenti e free tipici del musicista a cui è ispirata. Ci
sono poi elementi del mondo classico e del jazz più avanzato così ben affiancati in
“Simone” dedicata alla francese Simon Veil; c'è tristezza e introspezione nella
title track, intrisa di minimalismo e dedicata alla pianista Geri Allen,
scomparsa nel giugno del 2017. A seguire ancora un omaggio ad una pianista, la
conterranea Irène Schweizer, paladina di grandi incursioni in ambito free qui
peraltro rappresentate magnificamente, rese vivide e pulsanti da una sezione
ritmica, la coppia Gress-Wollesen, veramente esemplare.
Si chiude con la celebrazione di un altro musicista scomparso, il
chitarrista John Abercrombie, con “South Side Rules” introdotta dal binomio
ritmico e illuminata, di seguito, dal pianismo intenso e cangiante della
Courvoisier.
D'Agala è la prova maiuscola di una grande musicista e del
suo trio. Giuseppe
Mavilla
E’ l’inedito duo italo americano Dogwood a firmare la dodicesima
produzione di nusica.org, un duo che di fatto potrebbe definirsi a stelle e
strisce vista la residenza newyorkese del musicista, chitarrista italiano, Nico
Soffiato, veneto di Padova, ormai da tanti anni cittadino di Brooklyn, New
York, e dal contrabbassista Zach Swanson originario del Massachusetts, ma anche
lui da tempo a Brooklyn.
Due musicisti che vivono e sono parte della scena
musicale di quella città, aperti a varie tipologie di esperienze in ambito
jazzistico come Soffiato che fa parte tra l'altro dell' Ost Quartet di cui qui
troverete la recensione di un album, mentre Swanson è da sempre attivo per qualsiasi genere di collaborazione musicale.
In questo album, insieme, danno
vita a un dialogo fitto, a volte soffuso, altre volte intrigante, a tratti
improvvisato. Un dialogo, comunque, sempre impinguato da una straordinaria
voglia di celebrare il jazz attraverso dieci brani originali, autografati, nella
maggior parte dei casi, dal chitarrista italiano. È un intreccio sonoro
sfaccettato, una ragnatela di note da cui sbucano qua e là accenni di melodie,
blues ballad, ricercatezze d'avanguardia e appunti cameristici. Lampi di luce e
fumosi angoli bui di assoluta introspezione.