martedì 6 marzo 2012

Long Pair Bond


Sunna Gunnlaugs

Sunny Sky Records


Arriva dall’Islanda la pianista Sunna Gunnlaugs in trio con Þorgrímur Jónsson al contrabbasso e Scott McLemore alla batteria per una produzione in cui sembra voler ricapitolare quanto metabolizzato musicalmente in questi ultimi anni. Dalle esperienze in America nell’area newyorkese a un certo modo di concepire il jazz in Europa con riferimento privilegiato per il sound Ecm non dimenticando gli elementi propri della cultura musicale popolare della sua Islanda. Quello che ne viene fuori è una selezione di dieci brani dalle strutture preordinate e dalle sonorità raffinate contraddistinte da ritmiche mai incalzanti, tipicamente da ballad. Si apprezza il pianismo della Gunnlags dall’espressività pronunciata e dalle geometrie cangianti sempre dialogante con gli altri due componenti il trio in un interplay fitto e in perenne relazione con una sezione ritmica che sa costruire sequenze temporali intrise di una densa musicalità. Jónsson al contrabbasso si mostra in grado di tracciare fraseggi armonici piacevolmente articolati mentre McLemore sa ispessire con gusto e notevole sensibilità i passaggi più intensi dell’intera selezione.  Tutto scorre con fluidità alternando giochi di contrappunti e melodie dai risvolti struggenti in un ambient che a volte evidenzia una sfaccettatura tipicamente jazzistica altre volte delinea i contorni di partiture che potrebbero essere state composte a sostegno di ipotetiche sequenze filmiche. Numerosi gli episodi che meritano una citazione e che elevano il livello qualitativo dell’intera produzione a partire dalla iniziale title track, dal fraseggio elegante e cantabile, passando per la jazzistica “Crab Canon” e per la struggente "Fyrir Brynhildi" intrisa di umori folk e non dimenticando le sottili sfaccettature liriche delle successive “Safe from The World” e “Not What But How. Da gustare un po’ alla volta, ascolto dopo ascolto.



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