lunedì 1 giugno 2020

Baikamo

Satoko Fujii / Tatsuya Yoshida
Libra



Album in duo che riunisce dietro il nome Toh-Kichi, quindici anni dopo la loro ultima registrazione, Erans, inciso per la Tzadik nel 2004, la pianista Satoko Fujii e il batterista Tatsuya Yoshida. Entrambi giapponesi hanno percorso strade diverse: Yoshida è un batterista prettamente dedito alla musica rock alternativa, componente del duo Ruins insieme al bassista e vocalist  Sasaki Hisashi; Fujii è una delle musiciste più prolifiche e ispirate del jazz contemporaneo. Come già ho scritto più volte è una musicista aperta al dialogo e alla creatività e vanta una discografia ampia e variegata. 

Questo album, uscito lo scorso Dicembre, ne disegna i contorni tipici del suo essere musicista istrionica e imprevedibile, capace di inglobare nel suo linguaggio estetica di stampo classico contemporaneo ed improvvisazione jazz. Sedici i brani contenuti in questo cd di cui otto nuove composizione, quattro a firma della Fujii ed altrettante a firma di Yoshida, nonché otto improvvisazioni che si intervallano alle composizioni originali ed evidenziano l'assoluta capacità interattiva ed estemporanea dei due musicisti. 

Dirompenti e in completa simbiosi, ognuno con il proprio strumento, navigano su geometrie improvvisative anche all'interno delle otto composizioni, dove i temi sono, in vari casi, sviluppati attraverso dinamiche percussive. Non ci sono pause nelle sedici tracce che scorrono veloci anche perchè la loro durata, solo in tre casi, supera i cinque minuti. L'apertura è affidata all'improvvisata “Gidbadophen” un'irruzione incontrollata della loro urgenza espressiva. Poi “Rolling Down” incisivo, intenso con l'incedere in crescendo; seguono le tecniche estese nell'intro di “No Reflection” prima che il brano riveli il suo tema e che Fujii e Yoshida diano sfogo alla loro creatività improvvisata. 

Arriva poi la title track con il drumming di Yoshida che anticipa la ragnatela di note che la Fujii distilla sui tasti bianchi e neri del suo pianoforte, potrebbe essere un tema classico se non ci fosse lo scintillare fragoroso della batteria. E ancora un tema percussivo, quello di “Aspherical Dance”“ uno dei momenti più intensi dell'album, improvvisazione e groviglio ritmico ed a circa metà brano sorprende un interludio di tecniche estese della Fujji al pianoforte, poi il brano si chiude con la ripresa del tema. 

Con la traccia numero sedici si chiude invece l'album, in un ambient totalmente inedito rispetto a tutto il resto dei brani. Atmosfera rarefatta, suoni ricercati, vocalità surreale ed inquietante ad opera dei due protagonisti. Forse il trapasso in un altro mondo sonoro che sta prendendo vita dentro le fervide menti di questi due grandi musicisti.

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