Il Centro d'Arte rafforza il legame con l'Università di Padova e partecipa alle celebrazioni per gli 800 anni dell'ateneo con una nuova stagione di concerti straordinari, tra composizione, improvvisazione e nuove liuterie tecnologiche.
Con Opera Libera si riaffermano i temi che sono da sempre al centro della missione del Centro d’Arte: diffondere le tante e diverse pratiche di una musica in sintonia coi tempi, tra composizione, improvvisazione e nuove liuterie tecnologiche. E oggi è ancora più acuta l’attenzione alla creatività femminile, alla riflessione post-coloniale sulle identità culturali, all’importanza della civiltà musicale africano-americana. E poi, ancora, alla centralità di Padova e della sua Università nel campo della ricerca scientifica e tecnologica in funzione dei linguaggi artistici.
Quasi un manifesto dei principi di Opera Libera, la prima parte della stagione si apre con un trittico (8, 9 e 10 febbraio) che ospita, nelle sue varie formazioni dal solo al duo al quintetto, Irreversible Entanglements, un quintetto che sintetizza i diversi linguaggi della black music in una prospettiva ‘afrofuturista’. Tra loro la carismatica Camae Ayewa (Moor Mother), poeta, performer e attivista.
A seguire, il 18 febbraio, una tra le figure più autorevoli del jazz attuale da diversi decenni, il sassofonista e compositore Tim Berne, in associazione con un partner musicale che gli è particolarmente affine, il pianista Matt Mitchell.
Il mese di marzo è dedicato a produzioni originali dedicate a due compositori. Yannis Kyriakides, anche performer nel duo con il chitarrista Andy Moor, presenta, l’8 marzo, una nuova composizione-
La primavera prosegue con Entasis (14 aprile), quartetto di musica improvvisata guidato da un maestro del free jazz giapponese come Akira Sakata insieme a Giovanni Di Domenico, Christos Yermenoglou e Giotis Damianidis; e poi ancora con Steph Richards (27 aprile), trombettista e compositrice, innovatrice radicale che presenta a Padova un proprio quartetto, dopo un’impressionante serie di collaborazioni con Henry Threadgill, Anthony Braxton, David Byrne e Yoko Ono.
Molto atteso è poi il quintetto che Myra Melford ha riunito sotto il nome di “Fire and Water” (8 maggio), composto da artiste tutte a loro modo trainanti e significative sia in veste di leader che di strumentiste virtuose, come Mary Halvorson, Ingrid Laubrock, Tomeka Reid, Susie Ibarra.
Brandon Seabrook, chitarrista e virtuoso di banjo, ritorna il 19 maggio con un progetto all’insegna dell’invenzione sonora, con il multristrumentista Cooper-Moore e il percussionista Gerald Cleaver.
Michele Sambin, artista multiforme molto amato nella sua città, propone una rianimazione digitale de “Il tempo consuma” (16 maggio), una pionieristica performance del 1974 che utilizzava sperimentalmente voci, strumenti e l’allora nuovo medium del videotape. Con ospiti a sorpresa, e la collaborazione del Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova.
Il trio San chiude il 4 giugno la prima parte del cartellone: tre spiriti affini, quelli di Satoko Fujii, Taiko Saito e Yuko Oshima propongono un viaggio musicale tra le esperienze accumulatesi tra i generi e le scene che hanno attraversato.
Ai concerti si affiancano iniziative di carattere didattico, laboratoriale, e momenti di discussione pubblica. Il Centro d’Arte, inoltre, ha fatto tesoro delle attività prodotte online durante i lunghi periodi di fermo dello spettacolo dal vivo di questi ultimi due anni e continuerà a offrire questo tipo di contenuti, specialmente quelli che riguardano gli archivi sonori.
Come sempre, massima accessibilità e prezzi contenuti, in particolare per gli studenti dell’Università di Padova, che entrano ai concerti con solo 1 euro.
Tutto il programma qui
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