domenica 27 marzo 2022

Searching for the Disappeared Hour

Sylvie Courvoisier / Mary Halvorson

Pyroclastic


di Giuseppe Mavilla

La pianista Sylvie Courvoisier e la chitarrista Mary Halvorson avevano già sperimentato la loro propensione a dialogare insieme in occasione dell'acclamato Crop Circles, album realizzato in duo, nel 2017, per la Relative Pitch Records. Ora rieccole in connubio in questo affresco sonoro pubblicato nell’autunno del 2021 per la giovane ma intraprendente etichetta Pyroclastic Records della pianista Kris Davis. Dodici brani originali, di cui cinque firmati dalla Halvorson, quattro autografati dalla Courvoisier e tre improvvisazioni.


Una selezione sonora variegata e coinvolgente in cui le due protagoniste esibiscono le loro peculiarità stilistiche, in termini compositivi, esecutivi ed espressivi, qui condivise reciprocamente. La Courvoisier si porta dietro un bagaglio culturale-musicale certamente intriso di elementi classici oramai metabolizzati, con saggezza e acume, in una dialettica jazzistica dove scrittura e improvvisazione si combinano magnificamente insieme, come la pianista di origine svizzera, ha ampiamente dimostrato nelle sue più recenti incisioni; la Halvorson, di contro, come ho più volte affermato, ha rivalutato la chitarra nel jazz contemporaneo con grande intelligenza, trascinando nel suo linguaggio quegli elementi di rock e di blues che ben si integrano nella sua proposta e nel suo modo di concepire la musica improvvisata.

Entrambe sono ormai pienamente rappresentative dei fermenti sonori della downtown newyorkese e questa loro produzione li vede avvinghiate in un intreccio sonoro già dalla traccia di apertura “Golden Proportion” dove si combinano insieme effusioni classiche e mugugni jazz che la Harlvorson definisce “piccole pepite di inizio idee”. Idee che cominciano a definirsi nella successiva “Lulu's Second Theorem” brano a firma Courvoisier, qualche fraseggio ostentato e geometrie in crescendo verso l'unisono spezzate da un improvviso interludio. E le idee, ora ben strutturate, le scopro nella splendida ballata “Faceless Smears” scritta dalla Halvorson, tema lirico caratterizzato da una melodia struggente e splendidi soli, prima della chitarrista e poi della Courvoisier, e ancora in crescendo, insieme, prima di ridare spazio al tema del brano.

Dopo le tecniche estese della tutta improvvisata “Four-Point Play” ecco due straordinari episodi: il primo “Moonbow” firmato dalla Courvoisier, intro di urgenza espressiva e poi ecco la pianista cesellare un'altra melodia da ballad e a seguire spazi di improvvisazione, distorsioni sonore e fraseggi fulminanti e ancora ritorno al tema, con le due protagonisti amalgamate meravigliosamente; la seconda “Torrential” composta dalla Halvorson è un mosaico variegato di fraseggi, cambi di ritmo e di interazioni cangianti per intensità e forma. che si dipanano da una melodia folk.

Scorrendo la selezione trovo la deliziosa e rarefatta “Party Dress” catturata in un momento in cui il duo non sapeva di essere registrato e a seguire “Bent Yellow” perla sonora di grande goduria, fulminante in tutti i suoi mille rivoli scritti o improvvisati. Si chiude con “Blizzard Rings” a tratti nervosa, a tratti eterea che sembra dissolversi nel nulla come il tempo che passa e più nella fattispecie, come il tempo perso durante la pandemia a cui nei fatti tutto l'album fa riferimento. Un album brillantemente riuscito che consolida il legame artistico fra queste due musiciste.


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