Sylvie Courvoisier / Mary Halvorson
Pyroclastic
La pianista Sylvie Courvoisier e la chitarrista Mary Halvorson avevano già sperimentato la loro propensione a dialogare insieme in occasione dell'acclamato Crop Circles, album realizzato in duo, nel 2017, per la Relative Pitch Records. Ora rieccole in connubio in questo affresco sonoro pubblicato nell’autunno del 2021 per la giovane ma intraprendente etichetta Pyroclastic Records della pianista Kris Davis. Dodici brani originali, di cui cinque firmati dalla Halvorson, quattro autografati dalla Courvoisier e tre improvvisazioni.
Una
selezione sonora variegata e coinvolgente in cui le due protagoniste
esibiscono le loro peculiarità stilistiche, in termini compositivi,
esecutivi ed espressivi, qui condivise reciprocamente. La Courvoisier
si porta dietro un bagaglio culturale-musicale certamente intriso di
elementi classici oramai metabolizzati, con saggezza e acume, in una
dialettica jazzistica dove scrittura e improvvisazione si combinano
magnificamente insieme, come la pianista di origine svizzera, ha
ampiamente dimostrato nelle sue più recenti incisioni; la Halvorson,
di contro, come ho più volte affermato, ha rivalutato la chitarra
nel jazz contemporaneo con grande intelligenza, trascinando nel suo
linguaggio quegli elementi di rock e di blues che ben si integrano
nella sua proposta e nel suo modo di concepire la musica
improvvisata.
Entrambe sono ormai pienamente rappresentative dei
fermenti sonori della downtown newyorkese e questa loro produzione li
vede avvinghiate in un intreccio sonoro già dalla traccia di
apertura “Golden Proportion” dove si combinano insieme effusioni
classiche e mugugni jazz che la Harlvorson definisce “piccole
pepite di inizio idee”. Idee che cominciano a definirsi nella
successiva “Lulu's Second Theorem” brano a firma Courvoisier,
qualche fraseggio ostentato e geometrie in crescendo verso l'unisono
spezzate da un improvviso interludio. E le idee, ora ben strutturate,
le scopro nella splendida ballata “Faceless Smears” scritta dalla
Halvorson, tema lirico caratterizzato da una melodia struggente e
splendidi soli, prima della chitarrista e poi della Courvoisier, e
ancora in crescendo, insieme, prima di ridare spazio al tema del
brano.
Dopo le tecniche estese della tutta improvvisata
“Four-Point Play” ecco due straordinari episodi: il primo
“Moonbow” firmato dalla Courvoisier, intro di urgenza espressiva
e poi ecco la pianista cesellare un'altra melodia da ballad e a
seguire spazi di improvvisazione, distorsioni sonore e fraseggi
fulminanti e ancora ritorno al tema, con le due protagonisti
amalgamate meravigliosamente; la seconda “Torrential” composta
dalla Halvorson è un mosaico variegato di fraseggi, cambi di ritmo e
di interazioni cangianti per intensità e forma. che si dipanano da
una melodia folk.
Scorrendo la selezione trovo la deliziosa e
rarefatta “Party Dress” catturata in un momento in cui il duo non
sapeva di essere registrato e a seguire “Bent Yellow” perla
sonora di grande goduria, fulminante in tutti i suoi mille rivoli
scritti o improvvisati. Si chiude con “Blizzard Rings” a tratti
nervosa, a tratti eterea che sembra dissolversi nel nulla come il
tempo che passa e più nella fattispecie, come il tempo perso durante la pandemia a cui nei fatti tutto
l'album fa riferimento. Un album brillantemente riuscito che
consolida il legame artistico fra queste due musiciste.
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