Ivo Perelman / Matthew Shipp
Soul City Sounds
Due fra i musicisti più prolifici dell’attuale scena jazz contemporanea
sono certamente il sassofonista Ivo Perelman e il pianista Matthew Shipp. Il
loro sodalizio ha sfornato ben
diciannove album, alcuni dei quali recensiti in questo blog. La loro ultima
produzione è Magical
Incantation, questo il titolo del
nuovo album, registrato lo scorso 23 aprile ai Park West Studios di New York che
ripropone il duo in una superlativa performance fatta di otto brani originali
nati da quella che Perlman e Shipp definiscono improvvisazione-composizione.
Un incanto sonoro che in questo contesto, più di quanto è accaduto in precedenti occasioni, si esplica attraverso un forte componente lirica che contraddistingue buona parte delle otto tracce. Sax tenore e pianoforte si muovono sinuosi, intrecciano i loro suoni, rilevano un alto grado di interplay ed è così che ogni brano evolve in modo estemporaneo. L’uno suggerisce all’altro i suoi impulsi creativi e l’altro coglie in quell’attimo lo spunto o l’idea suggerita e si muove in assoluta sinergia.
La traccia di apertura “Prayer” è
intensa, sofferta ma tremendamente struggente, Perelman la conduce con grande
introspezione mentre il pianoforte di Shipp lo accompagna con estrema
delicatezza. In “Rituals” il sax sembra danzare sul tappeto di note che il pianoforte
rilascia con leggerezza mentre un pizzico di urgenza espressiva si delinea tra
il ritmo incalzante che rende brioso il brano. Fraseggi armoniosi, fino a
tracciare un ipotetico tema, contraddistinguono “Lustihood” una ballad dagli
umori malinconici mentre in “Enlightenment” è Shipp a fare un passo avanti e
con un turbinio di pianoforte dare l’intro al brano.
Qui il duo è avvolto da
una strettissima empatia e quando arriva la successiva “Sacred Values” si
rimane sbalorditi dalla liricità del nucleo tematico del brano, il fronte
sonoro lievita, il sax si porta con se l’anima di Perelman e la sua vocalità è
intensa mentre il pianoforte di Shipp diventa un’orchestra ridondante che invade
la scena. Dopo le urgenze espressive ricche di energico interplay in “Incarnation”
arriva “Vibrational Essence” con l’intro di Shipp, quarantuno secondi di solo
pianoforte che sembrano eterni tanto sono ricchi di musicalità e ritmo, il
tutto prima di incontrare il sax zigzagante di Perelman in un gioco di rincorse
e rimandi.
Si chiude con la title track con il sax di Perelman che torna ad
essere lirico e il pianoforte di Shipp che si fa ancora una volta immenso, il
dialogo lievita raggiunge vette altissime con i due protagonisti che viaggiano
in perfetta simbiosi. Ancora un album di grande jazz, nella forma più libera possibile,
dalle prodezze sonore di due straordinari musicisti.
Nessun commento:
Posta un commento