Esp
In
quartetto, in trio, ma anche in duo, nonché al piano solo, il pianista e
compositore Matthew Shipp è da sempre attivissimo sulla scena jazz newyorkese,
in questo ultimo album Zero, pubblicato per la Esp in
contemporanea con Sonic Fiction, altro album realizzato sempre per la
stessa etichetta ma in quartetto con Whit Dickey, Michael Bisio e Mat
Walerian, il nostro, reinventa in totale solitudine il concetto di
improvvisazione attraverso undici brani tutti autografati. Nessun elemento
ispirativo dell'opera, lo Zero del titolo non è una scelta casuale e così
l'apertura, con la title track, è densa di fraseggi improvvisati interrotti qua
e là da un tema lirico che spiazza per l'intensità espressiva che esplica. E'
un musicista, Shipp, che sembra anche questa volta elevare il suo strumento,
renderlo maestoso, assolutamente coinvolgente, come accade quando le sue gesta
alla tastiera si vestono di una velatura classicheggiante. Ed ecco “Abyss
Before Zero” minimalista nell'intro e nella prima parte, tutta in crescendo
nella seconda. E' ciò che ritroviamo anche in “Cosmic Sea” che arriva dopo due
episodi contrassegnati da un'urgenza espressiva incalzante tanto quanto la
ragnatela di note di “Skip and a Jump” che precedono uno dei brani più
sofisticati dell'intero album: “Zero Subtract From Jazz” che si apre con un
tema accattivante e si eleva in varie direzioni prima di lasciare la scena ai
rivoli blues di “Blue Equation”. A chiudere “After Zero” quasi una conseguenza,
una deduzione di quanto percorso attraverso i dieci brani che hanno preceduto
quest'ultima. Shipp abbandona i risvolti swinganti, le sfumature
classicheggianti e le tortuose traiettorie improvvisative sulle quali ci
eravamo imbattuti per dare spazio ad un ballad rarefatta, spigolosa e dai toni
freddi che a tratti ammicca una debole melodia mentre inciampa su improvvisati
ostinati e grovigli di note.
Uno sguardo al futuro? ..........di certo un altro
tassello di pregevole fattura nella discografia di Shipp.