Libra
di Giuseppe Mavilla
C’è
una musicista unica nel panorama musicale contemporaneo con una ampia
visione del jazz che spesso travalica per invadere altri orizzonti
espressivi. E’ la pianista Satoko Fujii, sicuramente prolifica più
di quanto si possa immaginare, con le sue orchestra sparse in varie
parti del mondo, i diversi gruppi di cui è parte, il sodalizio con
Natsuki Tamura, suo compagno di vita e le collaborazioni più o meno
durature con vari musicisti. Lo scorso anno ha superato ogni
aspettativa realizzando un album al mese per dodici mesi e celebrando
in questo modo i suoi sessantanni.
Ad
oggi la sua vena espressiva non mostra segni di cedimento se è vero
che ha già pubblicato un nuovo album che, allo stesso modo della sua
prima uscita del 2018, è un lavoro in totale solitudine. Questo
recente Stone è però totalmente diverso dal solo
dello scorso anno che evidenziava la vena lirica della pianista
nipponica, è un album di ricerca, di approfondimento delle
potenzialità espressive del pianoforte. Un gioco di invenzioni
sonore, contaminando ogni parte dello strumento, generando un’
espressività che oltrepassa gli aspetti tradizionali e libera rumori
ambientali e inusuali, magari attraverso l’uso di vari oggetti che
nulla hanno a che vedere con uno strumento musicale.
E
allora accade che, ad esempio, la sua mano destra lavori sulla
tastiera e la sinistra si intrufoli fra le corde interne o viceversa.
Si inizia con “Obsius” minimalista, scarna e un po’ spettrale,
seguita da “Trachyte” un impulso ostinato come un pensiero fisso
e minimi segni di presenze umane. All’improvviso una parentesi
lirica “River Flow” che trascende la cruda e rumorosa realtà
della successiva “Lava” rumore di tuoni prima che giunga la
magia dei tasti bianchi e neri. E allora è una festa, un diluvio di
note, la materia è diventata arte. E ancora “Icy Wood” un
feedback, una nota, un fraseggio, un suono dal cuore dello strumento,
una melodia che prova a prendere vita e il pianoforte conquista la
scena. Sarà così fino alla fine, tra suoni distorti, ritorni al
minimalismo, rumori urbani e lampi di liricità.
Ed
è la sua arte, l’arte di una musicista, Satoko Fujii, che non pone
confini e limiti alla sua creatività, appassionata e determinata a
ricercare ogni possibile soluzione esplorativa del suono, della
composizione, dell’improvvisazione.